ROTARY – pag. 24-27 – 10-20
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L’intervento del PDG Piero Marcenaro sul n.5 di “Rotary”, maggio 20, mi è stato di stimolo per approfondire l’argomento ed esprimere un mio pensiero su una situazione che non riguarda soltanto ed in modo esclusivo il petrolio. L’intervento armato in Irak ha radici profonde e remote che potrei far risalire a più di un secolo indietro e riguar da la situazione del mondo arabo mediorientale in gene rale. Mi riferisco in particolare ad alcuni eventi che han no influito profondamente sullo stato dei sentimenti dei popoli arabi verso l’Occidente, U.S.A. in particolare, pro piziatori dell’intervento armato in Irak, fatti che hanno provocato il risentimento verso l’Occidente.
FATTORE RELIGIOSO NEI PAESI ARABI
L’indole e la tradizione delle popolazioni che abitano i Paesi della fascia meridionale dell’area mediterranea le rendono particolarmente sensibili al coinvolgimento reli gioso. Un atteggiamento, questo, che possiamo com prendere meglio se prendiamo in considerazione il fatto che l’intera società è impregnata di caratteri religiosi. Ba sti pensare che proprio dal Corano ogni Stato arabo a maggioranza musulmana trae le leggi che disciplinano la convivenza fra i cittadini. L’islam, sia come Stato sia come religione, contiene un progetto sociale immutabile, poiché il Corano ha gettato le basi per reggere la società civile per gli uomini di tutti i tempi e luoghi. Tutti i musulmani fanno parte della stes sa comunità umma. Nonostante le frontiere nazionali, il concetto di umma predomina nella filosofia musulmana. Da ciò si capisce che il fattore religioso
non può essere trascurato nell’affrontare i problemi del Medio Oriente. Movimenti e partiti costituiti su base religiosa islamica hanno in comune una visione antioccidentale ed intendono cambiare la società in modo tale da ricostituire og gi una situazione esistente nei tempi passati dove si cre deva, a torto o a ragione, che la vita si svolgesse secon do i veri valori dell’islam. Credono di avere un modello di civiltà da offrire, vogliono sostituirlo al nostro. La corrente integralista mira però ad appropriarsi del po tere e ad espandersi al di fuori delle frontiere nazionali con uno spirito di conquista che a volte non esclude la violenza. La povertà e l’ignoranza hanno favorito l’estensione della cultura estremista religiosa (da non confon dere con il terrorismo). Negli ultimi quarant’anni nella società musulmana si è verificata una fortissima crescita demografica, che ha portato al raddoppio della popola zione. E questo è avvenuto in aree geografiche che, se si eccettua una piccola minoranza privilegiata, sono ca ratterizzate da un livello economico molto basso rispetto a quello dell’Occidente, provocando le ondate migratorie verso l’Europa. Crescita demografica ed arretratezza economica sono i due principali motivi propulsori dell’on data migratoria verso l’Occidente divenuto, in modo par ticolare negli ultimi anni anche per la sua vicinanza geo grafica, un polo di grande attrazione per molti emigrati provenienti dai Paesi arabi. Constatiamo allora che l’estremismo religioso, abbinato al sottosviluppo economico-culturale, riesce a coagulare ampi strati della popolazione, delusi dal mancato svilup po economico e da riforme sociali sempre promesse dai governi cosiddetti socialisti e mai attuate. L’islam viene allora percepito come occasione di riscatto e l’integrali smo sfrutta l’ignoranza di questi strati sociali riguardo i suoi obiettivi di conquista. Proprio per questo, l’accusa che viene più spesso avanzata nei confronti dell’operato dei governi arabi alleati politicamente all’Occidente, è quella di non seguire alla lettera gli insegnamenti del Corano e di cedere invece al compromesso con il mondo occidentale e con i suoi simboli esteriori.
TRACOLLO DELL’IMPERO OTTOMANO ED ABOLIZIONE DEL CALIFFATO
Nella seconda metà del secolo XVIII, con il declino del mondo musulmano, ebbe inizio la decadenza dell’impe ro ottomano, da cui Inghilterra e Francia cercarono di trarre vantaggio acquisendo potere nella regione. A metà del secolo XIX, ad opera di filosofi e pensatori arabi, cri stiani e musulmani si unirono, nonostante la colonizza zione, alla ricerca di un’identità perduta e per creare un nazionalismo laico arabo sul modello delle idee importa te dall’Europa, presa come esempio per l’emancipazione dalle leggi medioevali alle quali essi erano ancora sog getti. Il nazionalismo era laico al fine di aggregare nell’in teresse comune tutte le comunità che lo formavano; era costituzionalista e poneva l’accento sullo sviluppo culturale, economico-industriale e sull’emancipazione della donna. Questo ebbe una ripercussione anche nel modo delle élite di vivere e praticare l’Islam: esso si andò evolvendo in modo diverso dalla pratica popolare. Dopo la prima guerra mondiale Francia ed Inghilterra si accorda rono per la spartizione dell’impero ottomano che aveva tenuto uniti popoli diversi tramite la rigida applicazione della sharia. Con lo smembramento dell’impero ottoma-i e l’abolizione del califfato da parte di Ataturk nel 1924, i popoli musulmani rimasero “orfani” dal punto di vista re ligioso, suscitando reazioni di rigetto che hanno dato vi ta a movimenti per il risveglio islamico e la ricostituzione del concetto di “umma” e di “dar el islam” in contrapposizione con il concetto di nazionalità.
FOCOLARE EBRAICO
Nel momento in cui gli arabi, sul modello dell’Europa, rie scono ad emanciparsi dalle legislazioni a base religiosa, un documento britannico del 1917, la “Dichiarazione Balfour”, garantiva la creazione di un focolare nazionale ebraico, uno Stato basato sull’identità religiosa e quindi discriminante verso i non ebrei. L’impegno assunto, mentre confermava l’aspirazione del primo Congresso Sionista tenuto nel 1897 in seguito ai pogrom subiti dagli ebrei in Europa e Russia, disattendeva invece un impegno assunto precedentemente, consistente nella creazione di uno Stato arabo come ricompensa per quegli arabi che avevano sostenuto la guerra contro i turchi.
RISVEGLIO ISLAMICO
Abbiamo visto che in origine l’unione fra gli arabi iniziò come motore per ottenere l’indipendenza e fu il sociali smo lo strumento per introdurre la giustizia sociale e lo sviluppo economico e culturale. Con l’indipendenza acquisita dopo la seconda guerra mondiale, i Paesi arabi hanno favorito l’istruzione gratui ta e l’industrializzazione con il conseguente fenomeno dell’inurbamento. Ma le nuove leve, specialmente universitarie, sradicate dal proprio contesto rurale, in pos sesso di una laurea ma non di un lavoro, sono diventate facili prede degli integralisti islamici, che riempiono con le loro idee il vuoto ideologico e l’assenza
di un tessuto sociale stabile causato dal flusso dei contadini che arri vano in città sull’onda dell’esplosione demografica e del la laurea ad ogni costo. Con il passare del tempo questo risveglio prende un preciso colore politico. La religione diventa il motore di mo vimenti di liberazione e di conquista e coincide con l’espansionismo dell’islam arabo in Africa. I recenti movi menti di re-islamizzazione, hanno in comune la rottura con il tipo di organizzazione sociale precedente e si oppongono ad un islam di compromesso, infiacchito dalla modernità trasmessa dalla secolarizzazione. Il movi mento dei “Fratelli Musulmani” fondato in Egitto nel 1928, attualmente molto ramificato anche nel mondo oc cidentale, è un esempio della trasformazione di tale ri sveglio coltivando la mentalità anti-occidentale e colpevolizzando gli Stati Uniti (l’Occidente, assimilato in generale al mondo cristiano) per la propria arretratezza economica e tecnologica e per l’appoggio dato alla costitu zione dello Stato d’Israele. La delusione delle classi medie e dei lavoratori per la mancata realizzazione delle promesse fatte e per le sconfitte subite ad opera dello Stato di Israele che vedono rafforzarsi continuamente, offre negli anni ’80 un terreno fertile per il diffondersi del l’integralismo islamico, con le sue frange terroristiche, fi nanziato dai petrodollari.
PETRODOLLARI: ELEMENTO Dl DESTABILIZZAZIONE
Considerando che la regione del Golfo è di importanza strategica in quanto accumula le più grandi riserve energetiche vitali per la continuité dell’espansione economica dell’Occidente, è opinione corrente che gli Stati Uniti abbiano considerato le monarchie islamiche un baluardo degli interessi dell’Occidente ed abbiano visto di buon occhio la diffusione dei movimenti religiosi finalizzati a contrarre l’espansione dell’influsso dell’URSS e del socialismo, movimento politico collegato a Nasser che diffondeva velocemente nelle masse arabe l’idea di unione panaraba all’insegna del socialismo non allineato ed equidistante tra USA e URSS, dunque non filoccidentale. La monarchia saudita era ostile al diffondersi del
nazionalismo laico moderno svincolato dalle leggi religiose e lo considerava un reale pericolo per tutte le monarchie délia penisola (Arabia Saudita, Kuwait ed Emirati). Insieme con il Pakistan questi Stati fondarono nel 1969 la Conferenza degli Stati islamici. È noto che l’Arabia Saudita, il Paese più ricco. ha finanziato in tutto il mondo le confraternité ed i movimenti islamici per promuovere l’integralismo religioso in nome dell’islam spargendo quotidianamente odio verso l’Occidente corrotto e corruttore. Nella maggior parte dei Paesi musulmani l’islamizzazione è portata avanti attraverso una propaganda a tappeto che non tralascia l’uso di tutti i moderni mezzi di comunicazione di massa.
RISENTIMENTO CONTRO L’OCCIDENTE
L’ostilità ribadita dal mondo arabo e musulmano può essere ricondotta ai seguenti fattori:
• promesse non mantenute dagli Alleati per la creazione di un regno hashimita quale contropartita dell’appoggio ricevuto dagli arabi nella prima guerra mondiale contro l’occupazione ottomana. Il regno avrebbe dovuto comprendere: Siria, Libano, Palestina, Mesopotamia (Iraq e Giordania) ed Arabia, tutti ex territori dell’impero ottomano.
• Cessione alla Turchia della regione di Antiochia, zona a maggioranza araba con una forte comunità cristiana ceduta nel 1939 dalla Francia come contropartita della neutralità turca durante la seconda guerra mondiale
• Creazione, favorita dall’olocausto ebraico, nel 19…. dello Stato confessionale di Israele a connotazione occidentale sul territorio della Palestina, abitata in prevalenza da arabi. a scapito della precedente intesa creazione di un semplice focolare nazionale ebraico
• Distruzione del carattere arabo, cristiano e musulma in Palestina e sfollamento forzato di centinaia di migliaia di abitanti, cristiani e musulmani.
• Rivalità delle potenze per il controllo delle fonti di energia del Medio Oriente.
• Diffusione dell’estremismo islamico, promosso da Conferenza degli Stati islamici guidata da Arabia Saudita e Pakistan e non ostacolato dagli Stati Uniti, e propensi a contenere i movimenti laici di unione araba appoggiati dall’ex URSS sotto la guida di Nasser.
• Guerra Iran-Irak negli anni ’80 con un milione di morti dove più Stati (Israele compreso) hanno fornito armamenti alle parti in guerra.
• Guerra del Golfo con più di 100.000 morti che, risolte poco tempo, ha palesato la noncuranza e l’indifferenza per il Libano, Paese a connotazione araba, da salvare dalle invasioni straniere arabe, israeliane, iraniane, ecc:
• Sarajevo, in piena Europa, dove musulmani, cristiani ortodossi, cattolici ed ebrei vivevano insieme da sec Sotto gli occhi di tutti questa convivenza è stata distrutta.
Ulteriori difficultà nel rapporto fra mondo occidentale mondo islamico vengono dal fatto che il divario economico aumenta tra il nord del Mediterraneo, in maggioranza cristiano ed il sud a maggioranza musulmana, suscitando il sentimento di frustrazione delle masse arabe, spesso strumentalizzate politicamente. I luoghi comuni de critica che si sentono ripetere contro l’Occidente sono del tipo: il colonialismo economico è subentrato a quello militare, il desiderio di rivincita contro gli ex-colonizzatori, il senso di vittimismo, la fonte dei mali dei popoli an… (povertà, sfruttamento. divisioni interne,…) e loro debolezza di fronte ad un Occidente forte, ricco e, soprattutto cristiano amico dei sionisti, fanno da propellente al senso di frustrazione dilagante nelle masse abilmente manipolate. Il terreno per la sfida si fa maturo.
DOPO L’11 SETTEMBRE
L’instabilità del Medio Oriente accompagnata dal …. diffuso contro l’Occidente, sono risultati dei principali… menti del terrorismo islamico, fonte di pericolo per tutto l’Occidente e non soltanto per gli USA e gli stessi governi dell’area mediterranea. Una popolazione araba frustrata nelle sue aspirazioni in termini di educazione, inesistenza sociale e sanitaria, e di prosperità, sarebbe facile preda del disordine politico, continuando a rappresentare una minaccia per la stabilità delta regione e del mondo. Inoltre, la presenza maggioritaria di terroristi di nazionalità saudita ha scosso la fiducia degli USA verso l’alleato di ferro, principale fornitore di greggio ma pur sempre finanziatore dei movimenti islamici avversi al modo di vivere occi dentale. Lo scopo principale dell’intervento armato in Irak nel marzo è, a mio avviso, di tentare di introdurre nel cuore del mondo arabo, alle porte dell’Arabia Saudita, un governo che porti stabilità e non intralci il processo di normalizzazione dei rapporti tra palestinesi ed israeliani e di portare il benessere economico e sicurezza che servano da esempio di governo nella regione. Il tutto finanziato, ben s’intende, con il ricavato del petrolio iracheno. Lo sviluppo e la giustizia in un eli di libertà saranno il propellente per la pace nel Medio Oriente, isolando le frange estremiste e proponendo un esempio di nazionalismo (arabo e israeliano) privo di estremismo religioso: il sogno dell’unità araba tra musul mani, ebrei e cristiani. L’eliminazione della turbolenza nella regione toglierebbe ai giovani il movente per emigrare, tesaurizzando il patrimonio investito nei giovani arabi. In quanto alla democrazia, non è un concetto “prèt-à-porter” che si applica su un corpo sociale eterogeneo ma, con la libertà di espressione, si potrà in un termine più o meno lungo svilupparne il processo rispettando i valori ancestrali ed il pluralismo. Se la dinamica di pace troverà finalmente spazio nel Medio Oriente, lo Stato ebraico, con la sua democrazia e la sua sviluppata economia di mercato, ma desistendo dallo Stato confessionale, non rischia più di trovarsi isolato in un’area dove crescerà la coesione fra i Paesi arabi, ma piuttosto agirebbe in sinergia con loro. Ad eccezione del Libano, sino all’inter vento della forza di occupazione siriana, il mondo arabo non ha conosciuto la libertà di espressione. Per il Libano, liberato dal controllo siriano, si presenta l’opportunità di ritrovare il leggendario spirito imprenditoriale libanese che ha costituito la forza della sua economia ed il motore dello sviluppo economico dei Paesi del Golfo. Con il loro tipico attivismo, ai di scendenti dei fenici è data l’opportu nità di prendere l’iniziativa per lo svi luppo economico di tutta la regione ed il rilancio culturale del mondo arabo. Il pluralismo religioso e la vivacità culturale, che potrebbero derivare dalla libertà di espressione nel Medio Oriente con il nuovo corso, darebbero vigore alle antiche civiltà di questa regione, che potrebbe riprendere il ruolo di ponte fra Oriente e Occidente. Utopia? No: solo una speranza.
Pervenuto il 19.8.20
accettato per la pubblicazione il 29.8.20
Nota della Redazione
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I contributi originali iniziano con l’elaborato di Giuseppe Samir Eid su “Irak: non solo petrolio”.
Il precedente articolo di Piero Marcenaro (“Rotary”, maggio, pag.16) sulle origini, diciamo così, petrolchimiche dei conflitti non solo ideologici nell’area medio-orientale ha provocato consensi fra i lettori e sviluppato prevedibili code aggiuntive alle asserzioni dell’Autore: non poteva andar meglio, dato che scopo di ogni pubblicazione, le nostre nella fattispecie, è anche quello di stimolare confronti ed ulteriori precisazioni che non possono che giovare ad una miglio re comprensione degli argomenti proposti e sviluppati, ancorché di indole non rotariana. Da leggere con estrema attenzione non solo in quanto è un sapiente sunto di diversi aspetti del “problema Islam” ma anche poiché è difficile, è un mio sommesso pensiero, trovare lettori – me compreso, in prima fila – con approfondita conoscenza della storia dell’Islam, delle sue impulsioni, del suo attuale status come religione e come filosofia di vita, della sua allocazione nell’inizio millennio che stiamo vivendo, della sua potenziale conflittualità con l’Occidente, vera o presunta che sia. Ove si desiderasse ulteriore documentazione in materia – e solo per riferirmi alle nostre pubblicazioni – rammento l’articolo di Mangione, la replica di Consigli e la precisazione di Mangione su “Rotary”, rispettivamente di marzo ed aprile.
Samir Eid Raccolte
Intendono fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio, gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei cristiani nel mondo islamico da cui proviene l’autore.La conoscenza dell’altro, delle diversità culturali e religiose sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul territorio.