DIALOGO ISLAMO CRISTIANO
113 sorprendente: l’esodo dei cristiani si svolge sotto i nostri occhi nel secolo XXI, senza su- scitare compassione o curiosità mediatica . Il caso più lampante è quello dei palesti- nesi cristiani di Cisgiordania: venti anni fa formavano il 15% della popolazione locale; dopo la costituzione di un potere palestine- se autonomo, nel 1994, non sono più del 2 o 3%.Una situazione analoga si delinea in Egitto, dove la minoranza cristiana copta, ieri fiorente, si è un po’alla volta ridotta a emigrare. La sfida dell’Islam radicale I cristiani hanno potuto essere tollerati dai poteri musulmani in certe epoche e in cer- ti luoghi. Quando le circostanze cambiano, questa tolleranza sparisce. La conquista araba e successivamente la conquista turca hanno messo in atto una identica strategia: qualche operazione militare decisiva per- mette ai musulmani di prendere il controllo politico di una provincia o di uno Stato: il nuovo potere provoca in seguito divisioni tra i cristiani; infine il regime della dhimma (protezione) impone un miscuglio di misure discriminatorie e di oppressione finanziaria e spinge un po’ alla volta i cristiani a con- vertirsi, anche intere famiglie o comunità. Così un Paese che era cristiano al 90%, si ritrova a ospitare una minoranza cristiana ridotta a uno statuto di secondo piano, co- stretta a emigrare. In certi Paesi islamici il fenomeno si accele- ra con la crescita di movimenti integralisti o islamisti all’interno della società musulma- na, che predicano una jihad permanente e l’esclusione totale dei non musulmani dalle zone di antica islamizzazione, come il mon- do arabo. In questo momento, non esistendo nei Pae- si arabi la separazione tra Stato e religione, è soltanto la diversa applicazione delle leggi islamiche a differenziare l’Islam «radicale» o «integralista» da quello «moderato». Tut- to ciò in un Islam che, costituzionalmente, dovrebbe consentire la libertà di culto e di scelta religiosa, non dovrebbe vietare l’e- sercizio di alcune professioni alle donne e ai non musulmani; un Islam dove dovrebbero vigere libertà di pensiero, di scelta religiosa, di uguaglianza di diritti tra i cittadini senza alcuna discriminazione di sesso o di credo. Origini e configurazione attuale della Chiesa Orientale Per dirimere le controversie teologiche furono convocati molti concili che furono influenzati dalla commistione tra i poteri imperiali e quelli religiosi dando così origine alla nascita di diverse Chiese che ricalcava- no i confini delle diverse etnie di provenien- za dei partecipanti. Dal rifiuto di riconoscere Maria madre di Dio è sorta la Chiesa Nestoriana, detta anche assira (concilio di Efeso nel 431). Le Chiese copta e armena rifiutarono di riconoscere in Cristo le due nature affermavano cioè la presenza di una sola natura in Cristo, quella divina (concilio di Calcedonia nel 451). Da notare che negli ultimi anni furono diramate le principali questioni teologiche tra le varie chiese. Nel 1054 lo scisma tra Roma e Costanti- nopoli crea una linea di demarcazione tra cattolici e ortodossi dai quali, negli ultimi tre secoli, si sono distaccati alcune chiese per riunirsi a Roma oppure al ramo protestante. Un tratto caratteristico delle chiese è rap- presentato dal rito che consiste nell’ordina- mento della preghiera ufficiale e della litur- gia elementi che rispecchiano l’identità dei fedeli.La funzione identitaria è importante nel contesto del Medio oriente caratterizza- to da una pluralità di chiese. Le chiese orientali che sussistono attual- mente sotto la giurisdizione del rispettivo patriarca sono: - greco-ortodossa (scisma del 1054) - greco melkita cattolica - copta ortodossa (istituita a seguito del concilio di Calcedonia nel 451) - copta cattolica
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