DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

124 DIASPORA DEI CRISTIANI ORIENTALI La prima diaspora si estende dai primi se- coli del cristianesimo fino al secolo VIII, non presentando però le caratteristiche di fuga che ha ai giorni nostri, ma con lo scopo di propagare la fede cristiana. L'evangelizzazione si spinse dalla Siria sino alle rive occidentali del Mediterraneo e ad- dirittura verso l'estremo Oriente. Punto di riferimento di queste imprese missionarie era la Chiesa di Antiochia, cit- tà nella quale l'apostolo Paolo sostò e che divenne punto di riferimento per la prepa- razione dell'evangelizzazione. Sotto il dominio arabo le comunicazioni tra il mondo orientale e quello occidenta- le furono pressoché nulle; fu solo al tempo dell'impero ottomano che si verificarono migrazioni locali per sfuggire a un governa- tore che esagerava nel suo zelo persecu- torio, pur se l'emigrazione era comunque minima. Dopo il breve intervallo dell'occupazione napoleonica, nel 1805 sale al potere Mehe- met Alì, deciso a guidare l'Egitto verso il ri- sveglio economico e culturale con l'apporto delle minoranze e degli europei, cosa che porterà all'arrivo di molte minoranze dai Paesi limitrofi e dalla stessa Europa. Seguì poi un'emigrazione verso il Sud America, dove si formarono agglomerati o quartie- ri suddivisi per luogo di origine, ma senza alcuna distinzione tra cattolici e ortodossi, al contrario di quanto succedeva in patria. Da questa emigrazione non restano esclu- se neanche le comunità musulmane; an- ch'esse scelgono di vivere in altri Paesi, specie per motivazioni economiche. In tempi più recenti si assiste ad una for- te emigrazione di cristiani dall'Egitto ver- so l'Europa e il Nord America, soprattutto dopo la salita al potere di Nasser, fautore di un governo totalitario e dittatoriale, miran- te alla costituzione di uno stato panarabo a forte connotazione islamica. Cristiani ed ebrei di origine europea sono così costretti a tornare ai loro Paesi d'o- rigine, soprattutto Italia, Francia, Grecia, Malta e Gran Bretagna. Gli ebrei locali emi- grano in Israele, fondato nel 1948, mentre i discendenti dei primi immigrati siro-liba- nesi puntano principalmente verso Libano e America. L'emigrazione non risparmia nemmeno i copti, notoriamente poco inclini ad abban- donare le rive del Nilo. Oggi il numero dei cristiani emigrati è spro- porzionato rispetto a quelli che rimangono; infatti, i cristiani che rimangono nei Paesi arabi sono in continua diminuzione, soffro- no del complesso del ghetto e vedono un futuro incerto. Con questo, sta per essere annientato il patrimonio arabo-cristiano a causa delle forti discriminazioni subite dalla minoranza cristiana. Prendiamo come esempio la comunità greco-melkita-cattolica del Cairo. Dal 1950 al 1970 i fedeli della comunità sono pas- sati da 16.000 a 6.000: i giovani, costretti ad emigrare, causano la disgregazione del nucleo familiare, diminuiscono le nascite e aumentano i decessi, provocando appunto la riduzione della comunità. All'inizio del '900, la città di Aleppo in Siria era a maggioranza cristiana: oggi soprav- vivono forse 100.000 cristiani su una popo- lazione che conta 1.300.000 unità. Solo trent'anni fa il Libano era considerato esempio di pacifica convivenza fra i cristia- ni, che erano la maggioranza, e i musulma- ni. Oggi la situazione sta precipitando. Anche in Turchia i cristiani sono quasi ovun-

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