DIALOGO ISLAMO CRISTIANO
128 Giovanni Climaco, Anastasio il Sinaita. Inol- tre ci sono alcuni papi di origine siriana. Civiltà araba e musulmana E’ molto diffuso il pregiudizio che arabo è sinonimo di musulmano. Questo pregiudi- zio, è contraddetto dai fatti. Già alcuni seco- li prima della nascita dell'islam esistevano tribù arabe cristiane dalle quali la scrittura araba sembrava in gran parte derivare. Per un certo periodo di tempo in Medio Oriente la cultura dominante è stata quella greca, e prova ne è che i Vangeli sono stati nella maggior parte redatta in questa lin- gua. Nella regione era usato oltre al greco anche il siriaco, il copto e l'armeno; solo in un secondo tempo la lingua araba diventa il fattore unificante tra le diverse comunità. Dopo l'avvento dell'islam, le comunità cristiane ed ebrei del Medio Oriente e in parte della Spagna si sono rapidamente arabizzate, introducendo così nella cultura araba le loro antiche tradizioni contribuen- do alla formazione della letteratura e delle scienze del mondo arabo, grazie alle loro traduzioni. A loro spetta il grande merito di aver tradotto le opere greche e siriache, sia letterarie sia scientifiche, in arabo, per- mettendo cosi agli "invasori nomadi del de- serto", cioè i musulmani, di avvicinarsi alle discipline della filosofia, teologia, storia, scienze mediche, matematica, astronomia, arte e architettura. (riferirsi alle note in alle- gato per esempi di traduzioni e di contributi originali). I Conquistati diventano maestri dei conquistatori: Il periodo di splendore della cultura araba è quello del primo periodo degli Abbassidi (sec. VIII - XI), in cui si ebbe la fusione di culture come quella greca, quella siriaca e quella persiana; la cultura araba è stata quindi una rielaborazione di queste ultime. I cristiani, infatti, non potendo accedere alle più alte funzioni pubbliche, si dedicarono allo studio dell’astronomia, filosofia, teolo- gia, delle scienze in generale e soprattutto della medicina provocando così un rinasci- mento durato tutto il Medio Evo, epoca in cui il mondo occidentale era più arretrato. I conquistatori, provenienti dall’Arabia era- no maestri nell’arte della guerra, della poe- sia oltre alla conoscenza del corano. Sono stati i cristiani e gli ebrei che risiede- vano in queste regioni a far sì che questo patrimonio culturale si sviluppasse e rima- nesse in vita anche dopo la penetrazione dell'islam. E' opera loro il possente lavoro di traduzione che è partito dalla Spagna e si è esteso a tutta l'Europa. Il recupero della traduzione aristotelica in Europa deve mol- tissimo alla traduzione in latino degli scritti di Averroè, iniziata nel XII secolo. Averroe, Ibn Roshd, ha preso conoscenza della fi- losofia greca tramite le traduzioni operate dai cristiani arabizzati, conoscenza poi tra- smessa all’Occidente, senza dimenticare i prolegomeni (summa della dottrina orto- dossa) dell’arabo Giovanni Mansùr Gran Visir di Damasco, futuro San Giovanni Da- masceno e Dottore della Chiesa. Queste traduzioni hanno consentito a S. Tommaso d'Aquino, filosofo, santo, dot- tore della Chiesa (1225-1274), di scoprire Aristotele e porre le basi della filosofia mo- derna. Sempre attraverso questo canale, la cultura europea ha potuto conoscere il pensiero del filosofo Yehia Ibn Takriti (+ 974), considerato uno dei maggiori del X secolo. Questa fioritura dovuta alla simbio- si tra civiltà, contrasta con l'arretratezza in cui è rimasta per secoli l'Arabia dove sono state cancellate di proposito tutte le tracce di presenza non islamica. Il passato di splendore decantato dagli islamisti ha avuto origine dalle conquiste a danno dei Dhimmi, quando formavano ancora la maggioranza della popolazione. L'islam minoritario ha saputo sfruttare la sinergia offerta dalla presenza di diver- se civiltà presenti nelle terre conquistate
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