DIALOGO ISLAMO CRISTIANO
130 miglie degli “elite” locali. Questo ebbe una ripercussione anche nel loro modo di vive- re e praticare l'islam: esso si andò evolven- do in modo diverso dalla pratica popolare rimasta ancorata nelle sue tradizioni tra- mandate nei secoli. A metà del secolo XIX per merito di filoso- fi e pensatori arabi, cristiani e musulmani si unirono, per favorire la crescita di un’i- dentità araba perduta, capace di liberare le popolazioni del Medio Oriente da qualsiasi tipo di tutela, sia politica (ottomana e an- glo-francese) sia religiosa e per creare un nazionalismo laico arabo sul modello del- le idee importate dall'Europa, presa come esempio per l'emancipazione dalle leggi medioevali alle quali essi erano ancora soggetti. In questa loro azione si adopera- rono affinché tutti gli arabi si ritrovassero uniti in un'unica identità culturale, anziché in una confessione religiosa. Infatti, se l'u- nità tra questi popoli fosse sorta intorno alla religione islamica, in un futuro stato arabo i cristiani sarebbero stati cittadini <tollerati>, senza il pieno godimento dei propri dirit- ti, a causa della legge islamica, la sharia, che privilegia i cittadini musulmani. Questo è rimasto lo scopo dichiarato dei seguaci di Al Quaeda. Fu solo verso la fine del se- colo XIX che queste intuizioni si estesero ad altre fasce della popolazione del Medio Oriente, grazie a un rilancio della cultura araba e al risveglio di tutta la società nella ricerca di un’identità nazionale, avente la lingua araba quale comune denominatore. Il nazionalismo era laico al fine di aggrega- re nell'interesse comune tutte le comunità che la formavano; era costituzionalista e poneva l'accento sullo sviluppo culturale, economico-industriale e sull'emancipazio- ne della donna. Dopo la prima guerra mondiale Francia e Inghilterra si accordarono per la spartizio- ne dell'impero ottomano che aveva tenuto uniti popoli diversi tramite la rigida applica- zione della sharia. Con lo smembramento dell’impero ottomano e l’abolizione del ca- lifatto da parte di Ataturk nel 1924, i po- poli musulmani rimasero orfani dal punto di vista religioso, suscitando reazioni di ri- getto che hanno dato vita a movimenti per il risveglio islamico e la ricostituzione del concetto di umma e di “dar el islam” in con- trapposizione con il concetto di nazionalità. I concetti di cittadinanza, di patria e di na- zione sono recenti, e sono ancora fonte di confusione. Si parla di nazione egiziana, si- riana, libanese, irachena, eccetera, ma si parla anche di nazione araba. Non esiste una nazione araba, esiste una comunità araba, come c'è una comunità europea, ma non una nazione europea. Se parlia- mo di nazione islamica, confondiamo un concetto politico con uno religioso. Una volta acquisita l'indipendenza politica, il movimento del nazionalismo arabo, troppo spesso confuso in modo strumentale con il fondamentalismo islamico, ma in realtà formato sia da cristiani sia da musulma- ni, si è rivolto contro lo stato di Israele. In questo modo è stato possibile lasciare da parte, almeno parzialmente, le animosità esistenti tra le nazioni arabe, tra loro così diverse. Focolare ebraico Nel momento in cui gli arabi sul modello dell'Europa riescono a emanciparsi dalle legislazioni a base religiosa, un documen- to britannico del 1917, la Dichiarazione Balfour, garantiva la creazione di uno fo- colare nazionale ebraico, uno stato basato sull'identità religiosa e quindi discriminan- te verso i non ebrei. L'impegno assunto, mentre confermava l'aspirazione del primo Congresso Sionista tenuto nel 1897 in se- guito ai pogrom subiti dagli ebrei in Europa e Russia, disattendeva invece un impegno preso precedentemente, consistente nella creazione di uno stato arabo come ricom- pensava per quegli arabi che avevano so- stenuto la guerra contro i turchi. Al di là di ogni valutazione politica, il costi- tuirsi di uno stato ebraico sul territorio della
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