DIALOGO ISLAMO CRISTIANO
166 DIALOGO E INTEGRAZIONE ROTARY - pagg. 38-45 - 1/ IL DIALOGO CRISTIANI MUSULMANI DIALOGARE PER UN MONDO MIGLIORE La mobilità delle persone è un diritto che ormai è da considerarsi primario in ogni an- golo del pianeta e come questa comporti la necessaria creazione di relazioni interculturali è sicuramente uno dei temi più caldi del mo- mento; il Rotary International ha ben presente quanto questa tematica sia importante e la af- fronta tramite il “Service for Peace”. Dialogare per convivere, quali regole? Per instaurare la convivenza con un dialogo fruttuoso bisogna conoscersi; la conoscenza parte dalla verità, dal rispetto dell’altro, dal saper superare i pre- giudizi. Riscoprire la propria identità, termine che a volte viene usato a sproposito, è un’af- fermazione fondamentale per farsi conoscere e com- prendere, mai per prevaricare, per portare la propria presenza e conoscenza at- traverso i continenti. Considerare l’immigrato anzitutto come un uomo con la propria digni- tà, con i propri diritti e i propri doveri. Questo è il punto di partenza del piccolo contributo alla comprensione del mondo arabo, compo- nente importante dell’immigrazione in Italia, per raggiungere una vera e duratura pace nel Medio Oriente. Differenze culturali danno origine a chiusure verso la società ospitante Eventi recenti, in Italia e non solo, hanno mes- so in luce comportamenti originati dagli immi- grati di provenienza araba, non riconducibili ad altre immigrazioni, comportamenti a prima vista incomprensibili, ma che hanno la loro origine nella struttura sociale dei paesi arabi. Infatti, l’arabo, cristiano o musulmano che sia, è abituato a vivere in un ambiente monocultu- rale. L’emigrazione lo mette a confronto con ambienti diversificati, l’apparente assenza di Dio in occidente lo spaventa e lo spinge a rinchiudersi. Gli arabi musulmani reagiscono rivolgendosi, complice anche la crisi econo- mica, ai centri islamici, proliferati grazie al fi- nanziamento dei paesi arabi; l’Islam diventa cosi per molti giovani immigrati l’unico punto di riferimento chiaro sia a livello culturale che religioso. Lo stesso accade per i cristiani che si rivolgono alle loro chiese, con la differenza che la loro radice religiosa è comune con quel- la della maggioranza degli italiani. La religione musulmana, causa la frustrazione determina- ta dall’impatto con un tipo nuovo di mentalità, rappresenta una facile occasione d’identifica- zione e di forte coesione. Nonostante le fron- tiere nazionali, il concetto di umma (comuni- tà dei musulmani) predomina nella filosofia musulmana ”una parola d’ordine lanciata da qualche voce autorevole al momento oppor- tuno può compattare e ricondurre a unità ser- rata” (Card. Martini). In questo contesto, in Ita- lia manca una politica di acculturamento che accompagni l’immigrato nel suo inserimento nella società occidentale, predisponendo una politica di integrazione adeguata per accettare i nuovi cittadini. Il discorso è differente riguar- do all’idea dello “Ius soli” cioè i nati in Italia da genitori stranieri, dalla cittadinanza ereditata dai genitori a quella italiana riconosciuta auto- maticamente a chi nasce qui, è bene stabilire le regole dell’automatismo proposto. Il fattore religioso, diritti umani, azioni educative nei paesi dell’emigrazione Per comprendere le diversità di atteggiamen- to degli immigrati musulmani rispetto ad al- tri, pongo in evidenza il fattore religioso. Nel paese di provenienza, la legge musulmana condiziona la vita di famiglie e persone. A titolo di esempio, al non musulmano non è consentito di sposare una donna musulmana, di ereditare da un musulmano, di praticare alcuni mestieri, di accedere alle più alte cari-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MjQwMTE=