DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

180 ELIMINARE LE PREDICHE DI ODIO Matchman - 24/11/2015 Una petizione per dire no all’odio ne- gli insegnamenti e nei testi scolastici Giuseppe Samir Eid ha scritto a Matchman News segnalando una petizione, lanciata tramite CitizenGO.org, rivolta ad Ahmed Muhammad Ahmed el-Tayeb. di Luca Chiodini - 24/11/2015 Giuseppe Samir Eid ha scritto a Matchman News segnalando la sua ultima iniziativa: una petizione, lanciata tramite CitizenGO. org rivolta ad Ahmed Muhammad Ahmed el-Tayeb – attuale Grand Imam dell’univer- sità di Al-Azhar, uno dei massimi punti di riferimento del mondo arabo ed islamico. In essa si chiede l’eliminazione di tutti i testi d’odio dagli insegnamenti (dalle prediche, televisioni, media ecc.), ma specialmente dai testi scolastici e di promuovere gli “in- segnamenti dei valori di libertà civile e reli- giosa senza discriminazione tra le persone e i popoli”. Eid è nato in Egitto da genitori di origine si- ro-libanese. È co-fondatore del Centro Am- brosiano di Documentazione per le Religio- ni, voluto da Card. Martini per promuovere la conoscenza e lo scambio fra le diverse esperienze religiose ed ha scritto e pubbli- cato alcuni volumi sulla realtà dell’immigra- zione araba in Italia. Alla Redazione, lettera di Giuseppe Samir Eid La petizione alla quale invito ad aderire ha lo scopo di voler sensibilizzare queste istitu- zioni islamiche verso la convivenza tra po- polazioni di culture e religioni diverse. L’integrazione culturale non può essere considerata un problema secondario ri- spetto a quello dell’assistenza materiale. I due aspetti devono essere compresenti, altrimenti il rischio è che i rifugiati interpre- tino falsamente i centri di accoglienza come enti assistenziali come luoghi che, in cam- bio dell’assistenza fornita, mirano in realtà al proselitismo. La questione del dialogo fra civiltà e men- talità differenti non può comunque essere demandata esclusivamente ai volontari. Di fronte a questa urgenza anche le istituzioni debbono fare la loro parte. A livello politico l’attenzione è rivolta ai problemi originati dall’incremento del flusso migratorio, men- tre poco o niente si fa per l’integrazione cul- turale non soltanto dell’immigrato rifugiato nella nostra società ma soprattutto ai mu- sulmani residenti da una o più generazioni. Un’errata concezione della laicità dello sta- to induce a non sfiorare in ambito pubblico argomenti che abbiano a che fare con la re- ligione. Al contrario l’aspetto religioso rap- presenta per ogni arabo – in questo caso penso ai siriani – una dimensione naturale della vita, è parte integrante della propria identità, sia che egli professi la fede cristia- na sia che appartenga alla comunità musul- mana. Negare a chi giunge nel nostro pae- se da contesti culturali così lontani notizie minime su ciò riguarda la cultura occiden- tale equivale a promuovere un inserimento monco nella nostra società. L’importanza di un’azione che faccia cono- scere ai musulmani le basi, sulle quali sono fondate le società europee, sarebbe poi ac- centuata dalla possibilità di divenire [essa stessa] la scintilla capace di innescare quel processo di apertura dei compartimenti stagni che oggi esistono tra Europa e mon- do arabo, tra cristiani e musulmani. E, nello stesso tempo, potrebbe rappre- sentare una forte spinta perché vengano prese misure concrete capaci di smussare

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