DIALOGO ISLAMO CRISTIANO
183 giovani provenienti da Paesi governati da leggi che privilegiano i cittadini musulmani rispetto agli aderenti ad altri credo religio- so, formando così dei pregiudizi mentali nei giovani che approdano in Europa dove pre- vale l’uguaglianza di diritti e la non discrimi- nazione. Cittadini del mondo arabo cresciuti ed educati in stati dove vige la discrimina- zione tra musulmani e non musulmani, una discriminazione che favorisce legalmente i musulmani, simile alle nostre vecchie leggi fasciste discriminatorie verso gli ebrei. Al divario demografico, economico e culturale si aggiunge quello religioso. Identità, cittadinanza e religione Nonostante il pudore degli occidentali di parlare di religione dobbiamo prendere atto che religione e stato civile dei popoli mediterranei sono indissolubilmente legati all’identità della persona; il cittadino arabo sente la sua identità religiosa in modo prio- ritario rispetto alla sua fedeltà politica. No- nostante la presa di distanza delle principali autorità religiose, i fomentatori di disordine e oggi i tagliatori di teste nel Medio Orien- te fanno leva su alcuni versetti del corano per giustificare le loro azioni con l’impronta religiosa. Povertà, ignoranza, revanscismo contro ex colonizzatori, mancata integra- zione nella società, sono tutti ingredienti per diventare prede della violenza. Sino a epoca recente non c’era questo ventaglio d’incrocio di culture che riscontriamo oggi in un dato territorio. Infatti, sino alla secon- da guerra mondiale, le regioni del globo erano abitate da persone di un dato terri- torio, legate da un denominatore comune, stessa cultura, religione, credo, abitudini. Ad esempio i Paesi di lingua e cultura araba erano popolati da abitanti in maggioranza con credo islamico, l’Europa e l’Occidente da maggioranze cristiane ecc. ecc. Cia- scuno abbastanza uniforme al suo interno privo della spinta a rivoluzioni causate dalla diversità, com’è stato il caso degli armeni in Turchia. Si può affermare ad esempio che l’elemento unificatore delle popolazioni ara- be risulta essere quello religioso, vale a dire la comune religione islamica all’interno del- la quale s’inseriscono alcune differenziazio- ni. Non consto di popolazioni arabe senza un credo, senza religione. Internet, libera circolazione, emigrazione La facilità di spostamenti e la libera circola- zione d’idee attraverso internet, televisioni, media e simili hanno spinto molti strati di popolazioni verso l’Europa alla ricerca di miglioramenti economici e stabilità politica. Le tecnologie hanno creato una vicinanza di popoli molto diversi tra loro e non c’è da stupirsi se la libertà di espressione, di cre- do o di opinioni troveranno sempre qualche organismo che si considera offeso e giustifi- cato ad usare la violenza per imporre la sua visione. E con vivo rammarico che queste ritorsioni sono rivolte quasi sempre contro cittadini o istituzioni occidentali, in nome della propria religione. Dobbiamo consta- tare invece che non si riscontra ritorsioni contro gli stati islamici dove la fede, la li- bertà e le opinioni dei non musulmani sono discriminate sempre a nome di identità e fedi religiosi. Queste situazioni contrappo- ste ci devono far riflettere e, solo dopo aver riconosciuto obiettivamente i problemi, si potrà ragionare insieme alla loro soluzione. Lo ha auspicato recentemente il Presidente egiziano davanti all’assemblea degli ulemas dell’Azhar al Cairo. Infatti l’insegnamen- to attuale nelle facoltà di teologia islamica parte da una lettura del Corano che è let- teraria, secondo cui il testo sacro dell’Islam non è semplicemente ispirato bensì dettato da Dio a Maometto “è disceso su di Lui dal cielo”. Sono riflessioni che offro per ragio- nare sulla vera natura della sfida e quali ri- medi concordare. Evidente che la migliore risposta all’estremismo è creare un fronte internazionale unito che si appoggi su stan- dard universali di libertà di credo e religione parte integrante dell’identità dell’individuo.
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