DIALOGO ISLAMO CRISTIANO
194 non rispondono ai diritti umani universali adottati dall’ONU dal 1948. A mio parere il terrorismo può essere sconfitto attraverso il sostegno della maggioranza dei musul- mani che amano la pace e che condanna- no il terrorismo stesso. Questa condanna dovrebbe essere espressa con maggiore determinazione, sia dagli stati musulmani, sia soprattutto dalla società civile, dai movi- menti religiosi e dal vasto mondo delle mo- schee. Soltanto cosi può scattare il proces- so di prosciugamento dei tanti bacini, dove nascono e si sviluppano le idee di un Islam radicale e violento e dove si alimentano odi e risentimenti nei confronti di un Occidente nemico e colonizzatore ritenuto amico dei cittadini arabi cristiani. COSA CI RISERVA IL FUTURO? Anche se la politica europea ha sposta- to la religione dalla sfera pubblica a quella privata, ricordiamoci che è stata proprio la religione che ha garantito la coesione degli Stati europei. Ci sono voluti proprio tre uomini per iniziare a risolvere secoli di contrasti e lanciare l’idea di un’unione eu- ropea: De Gaulle in Francia; De Gasperi in Italia; e Adenauer in Germania. Tre uomini cristiani, per caso cattolici. Oggi il collante degli stati europei è diventato l’economia e la finanza, mentre quello degli stati ara- bi è la religione, un Islam che rimprovera i giovani europei per il loro vuoto religioso. È bene ricordarsi che l’Europa e il mondo arabo hanno interessi comuni e comple- mentari che vorrei evidenziare: la garanzia delle forniture energetiche; lo sviluppo tec- nologico per promuovere l’economia araba nell’economia globale; troppe ricchezze petrolifere in mano a pochi che frenano lo sviluppo dell’innovazione e la formazione di una classe media necessaria per la forma- zione di un inizio di democrazia; la soluzione dei rifugiati palestinesi e i loro discendenti accatastati in campi bidonville senza diritti civili in paesi già sovrappopolati; e l’anal- fabetismo dilagante. In sostanza: stabilità, frontiere riconosciute, valori umani rispet- tati, classe media formata senza dimentica- re di dare voce alle nazioni più deboli e più piccole, proteggendone gli interessi. L’in- vecchiamento dell’età media europea attira i giovani arabi in maggioranza musulmani provenienti da un contesto sociale diversa- mente acculturato. Per creare una pacifica accoglienza, non solo economica, dei nuovi arrivati nel territorio nazionale è indispen- sabile creare le premesse affinché gli immi- grati aderiscano a un progetto culturale, di uguaglianza dei cittadini davanti alle leggi, dei principi della religione cristiana mag- gioritaria in Italia per sfatare i pregiudizi che prevalgono tra di loro. Di pari passo la popolazione locale va preparata alla con- vivenza con i nuovi cittadini. L’esperienza insegna che l’integrazione e l’inclusione sono elementi indispensabili per una con- vivenza proficua e duratura. Abbiamo visto come i paesi del Nord Africa nei due secoli precedenti si sono sviluppati grazie all’emi- grazione di milioni di europei che vi si erano insediati per alcune generazioni, purtroppo senza integrarsi con la popolazione locale provocandone l’espulsione. Un altro fat- tore che favorisce la stabilità è lo scambio culturale e quello delle conoscenze tecno- logiche tra le università delle due rive del Mediterraneo. Questi scambi dovrebbero favorire un ravvicinamento tra le forze la- vorative, darebbero la spinta per sviluppare gli immensi territori dell’Africa e del Medio Oriente, procurando lavoro e ricchezza alla popolazione locale senza necessità di emi- grare. Ogni laureato africano che viene in Europa senza ritornare nel paese di origine, che ha investito per la sua crescita e for- mazione, rappresenta un danno economi- co difficilmente colmabile dalle eventuali rimesse alla famiglia di origine. L’Unione Europea ha i mezzi e le capacità necessarie per lanciare un piano “economico culturale” che consen- ta agli africani di non dover emigrare per sfamare le loro famiglie, evitando i drammi
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