DIALOGO ISLAMO CRISTIANO
29 religioni diverse vogliono sposarsi, oppure la condizione della donna, ancora in posi- zione d’inferiorità, e ancora la possibilità o meno di scegliere l’appartenenza religio- sa, pena la galera e la morte civile, oppure l’accesso ad alcune funzioni pubbliche e a posti d’insegnamento, da cui sono esclusi i non - musulmani, per non parlare degli ostacoli posti dalle autorità per restaurare luoghi di culto non-islamici, ecc. E’ chiaro che la creazione di un rapporto di convi- venza a pari dignità fra popoli diversi non può riuscire se non è appoggiato da una politica adottata in comune dai responsa- bili dei paesi interessati, i quali dovrebbero eliminare discorsi e politiche demagogiche che hanno vita breve e invece puntare sullo sviluppo economico, base indispen- sabile per inculcare la cultura della liber- tà, della democrazia, del rispetto dei diritti umani attuando politiche e leggi che non creino differenze fra maggioranza e mino- ranza sia in Europa che nel Medio Orien- te. Tutti i leader religiosi e politici, da un lato, e gli uomini d’affari e manager, e più specialmente i tour operator, dall’altro, dovrebbero essere all’avanguardia nella battaglia per far conoscere i popoli tra di loro, premessa indispensabile per preve- nire il sorgere di focolai di tensione con conseguenze che si intravvedono già oggi. Arabi musulmani e cristiani Gli abitanti dei paesi del sud mediterraneo possono essere considerati arabi a mag- gioranza musulmana, con una componen- te cristiana araba che si aggira intorno al 10% del totale, con forte concentrazioni in Egitto e Libano. Ad eccezione della Tur- chia, esiste una situazione di omogeneità linguistica e culturale, originata dall’espan- sione dell’islam. L’”arabità” però non è una razza nè una religione, ma costituisce piuttosto un raggruppamento geografi- co, linguistico, culturale, politico, stori- co. In quest’ambito i cristiani sono parte integrante del mondo arabo, non sono “meno arabi” dei musulmani, e i musul- mani non sono “più arabi” dei cristiani. E’ importante dunque non fare confusione fra arabo e musulmano. In effetti, oggi l’eu- ropeo medio considera il Medio Oriente una regione islamica, con il circoscritto inserimento ebraico, dunque una regione in cui i cristiani costituiscono minoranze sentite come estranee. In realtà, proprio l’elemento cristiano è in queste regioni l’e- lemento autoctono: i Copti sono gli eredi diretti dell’antica civiltà egizia, passata at- traverso l’esperienza ellenistica e poi il cri- stianesimo. Non per niente è quella che ha dato figure decisive nella storia ecclesiale quali Origene e Atanasio, Cirillo e i grandi padri del monachesimo, a cominciare da S.Antonio, (il suo monastero è posto sul- la costa egiziana, a nord di Hurghada). E analogamente potremmo dire di Ortodossi e Melkiti d’area palestinese e siriana, per non parlare dei Maroniti nel Libano, o del- la, numericamente ridotta, comunità Sira. Come influisce l’intreccio di culture diverse sullo sviluppo della società e quale può es- sere il contributo della minoranze religiose alla cultura araba-islamica? Il confronto delle culture, ne siamo convinti, provoca l’arricchimento socio-culturale della so- cietà: e basti pensare proprio alla civiltà araba che regnava nel Medio Oriente per averne una conferma. Prima della conqui- sta musulmana, iniziata nel VII secolo dal profeta Muhammad e portata a termine dai suoi successori, il Medio Oriente era prevalentemente cristiano con la presenza di due grandi culture, quella ellenistica e quella siriaca. A questo dualismo culturale presente in ambito cristiano si può attri- buire l’origine e lo sviluppo di una vera e propria civiltà araba. Gli storici sanno bene che, già alcuni secoli prima della nascita dell’Islam, esistevano tribù arabe cristia- ne, e che la scrittura araba, in particolare, deriva in larga parte da loro: una tradizio- ne culturale araba era quindi già presente in queste zone molto prima. Sono stati i
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MjQwMTE=