DIALOGO ISLAMO CRISTIANO
39 Certamente l’immigrazione, specie quando è massiccia, provoca nei paesi ospitanti di- versi problemi. Ma essa rappresenta anche un fattore di stimolo: la testimonianza di fede dei musulmani può aiutare a vincere l’eccessivo individualismo della nostra so- cietà; a livello religioso può contribuire ad invertire la rotta di una devastante secola- rizzazione. Attraverso la collaborazione cristiani e mu- sulmani possono contribuire allo sviluppo di quei paesi nel mondo che patiscono condi- zioni di sottosviluppo, le stesse che stanno alla base del fenomeno migratorio. La tec- nologia da sola non basta a creare sviluppo. Il cambiamento all’interno di una società avviene quando esistono le condizioni cul- turali perché esso si compia. Per questo è necessario lavorare insieme per uno svilup- po integrale. L’immigrazione musulmana in Occidente è recente, come abbiamo visto, ma rischia di non riuscire a cogliere i fatto- ri che potrebbero favorire lo sviluppo delle società d’origine nel rispetto della propria identità culturale. In questo senso la chiusu- ra e l’irrigidimento delle comunità islamiche presenti in Europa sono fonte di preoccu- pazione. 7. Credenti: una presenza rinnovata L’Occidente secolarizzato può diventare un’importante palestra della fede: un luo- go dove avviare il dialogo interreligioso tra musulmani, ebrei e cristiani in vista della pace e della rinascita religiosa. E’ una sfida questa che Giovanni Paolo II ha più volte ri- chiamato nel suo pontificato. Per prima cosa i cristiani devono superare ogni complesso di inferiorità nei confronti dei musulmani, prendendo ad esempio la figura di Massignon, la cui vita è segnata da un sostanziale ottimismo della fede. La ri- scoperta dell’insegnamento di questo gran- de islamologo ci può indubbiamente aiutare a cogliere la profonda religiosità musulma- na e i legami spirituali che esistono con il Vangelo. L’opera di Louis Massignon, acca- demico di Francia, è insomma tutta volta al dialogo interreligioso. Distintosi negli studi sul mondo musulmano al punto da essere chiamato a far parte dell’Accademia di Lin- gua Araba del Cairo, Massignon fu come folgorato dalla mistica musulmana, soprat- tutto dalla figura di Ibn Mansur al-Hallaj, il maestro soufi crocifisso e arso vivo alla Porta dell’Arco di Bagdad nel 922. Scriveva Massignon: “Esiste un popolo che nessuno veramente ama, perché nessuno veramente conosce, e che nessuno vera- mente conosce perché nessuno veramen- te ama. Questo popolo è il popolo musul- mano. Sento il dovere di dedicare tutta la mia vita per farlo conoscere e amare dai cristiani” (P. Giulio Basetti Sani O.F.M., Louis Massignon 1883-1962, Alinea Edi- trice 1985, p.73). Chiedeva poi la recita dell’Angelus nello stesso momento in cui i musulmani, cinque volte al giorno, si dedi- cano alla preghiera coranica. Louis Massi- gnon era riuscito a far cogliere ai suoi amici l’importanza della testimonianza dei cristia- ni orientali in terra d’Islam. Deve insomma risaltare ben chiara la convinzione che cri- stiani e musulmani appartengono, pur con le reciproche differenze, allo stesso Padre e Signore dell’universo. Il cristiano deve af- fermare con risolutezza che Dio non è mo- nopolio di nessuno, ma è il Dio di tutti gli uomini: a qualunque razza, cultura o popolo essi appartengano. Non può affievolirsi infine l’impegno nel campo della cultura, attività che racchiude in sé diversi aspetti. Occorre diffondere in Occidente la conoscenza del patrimonio culturale orientale; rivitalizzare le ricchezze culturali ereditate dalle civiltà che ci hanno preceduto. Uno dei punti nodali è quello della reciproca comprensione: ecco allora l’importanza di cogliere le diverse sfuma- ture e i diversi atteggiamenti culturali. La mentalità orientale fatica a cogliere alcuni aspetti dell’Occidente e viceversa. Di qui la necessità di approfondire e spiegare.
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