DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

69 ISLAM: OBIETTIVO ITALIA Per Giuseppe Samir Eid, egiziano, a Milano da molti anni, esiste un preciso progetto per islamizzare il nostro paese. Giuseppe Samir Eid, nato in Egitto da genitori di origine si- ro-libanese, vive in Italia da quarant’anni. La sua è una storia singolare: ha sposato una Marzotto di Valdagno, è consulente di gestione economica d’impresa, collabora con il Centro ambrosiano di documenta- zione per le religioni e ha pubblicato diversi volumi tra cui Cristiani e musulmani verso il 2000 (Paoline) e L’islam: storia, fede e cul- tura (La scuola). «Ho conosciuto - racconta - mia moglie Clotilde, veneta, a Londra dove conseguivo una specializzazione nel campo del controllo economico delle imprese, e lei perfezionava la lingua. Dopo i primi anni di innamoramento, il problema principale che abbiamo avuto è stato quello della differen- za culturale e di mentalità: lei era autonoma finanziariamente e di forte personalità, cosa che si addice difficilmente all’educazione ricevuta in un paese arabo. Non esisteva, invece, il problema religioso, essendo tutti due cattolici. Msa. L’apporto dei lavoratori extracomunitari per l’economia italiana è diventato indispensabile? Samir Eid. Consi- derando il costo sociale dell’immigrazione, senza una pianificazione socioeconomica e una chiara strategia, a lungo termine, credo che sia più conveniente per l’Italia fare una politica che incentivi i disoccupati italiani a svolgere le funzioni demandate ad altri. Inoltre, tenendo presente che l’immigrato proviene da uno stato povero e con il suo lavoro contribuisce ad arricchire uno stato più ricco, il risultato globale è l’aumento del divario economico tra i paesi ricchi e i po- veri. Secondo lei, l’islam è disposto all’inte- grazione? L’immigrazione islamica in Italia rappresenta circa un buon terzo degli im- migrati regolari. I centri islamici potrebbero svolgere un ruolo fondamentale per miglio- rare l’integrazione nel paese di adozione e fare da ponte tra le due rive del Mediterra- neo, invece alcuni di loro sono espressione del fondamentalismo dichiarando la supe- riorità della religione musulmana rispetto a tutte le altre e hanno un progetto per l’Italia: introdurre l’islam nel paese. Kabul non è chi sa dove, lontana 6 mila chilometri dall’Italia: delle piccole Kabul sono già dentro le no- stre città.Usi e costumi importati dal Medio Oriente, superati e ormai abbandonati nelle grandi città del mondo arabo, sono presen- tati come fondamenti culturali e religiosi. L’ignoranza e forse l’eccesso di garantismo dei nostri opinion makers fanno sì che siano accettati sotto la copertura di libertà religio- sa. La libertà d’opinione e di scelta dell’Eu- ropa potrebbe presentare un’occasione per i musulmani di riflessione e di discussione per anteporre la conversione interiore alle proibizioni? Un’occasione per cristiani e musulmani di reciproco arricchimento spi- rituale. Intervista di Laura Pisanello a Giuseppe samir Eid

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