DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

96 la strada maestra per lo sviluppo del mondo musulmano. Il direttore di una pubblicazione saudita ha scritto recentemente non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono mu- sulmani ; massacri contro bambini e civili perpetrati in nome di Dio (Allah) Clemente Misericordioso. Giù nel 2002 i più noti le- ader religiosi musulmani giustificavano le azioni di martirio dei mujàhidin trovandone il fondamento nel Corano e nella tradizio- ne del Profeta. Le vicende quotidiane della guerra in atto riportano sempre più che il controllo della popolazione rimane da parte degli ulemas e degli imam delle moschee, tanto che sono diventati gli interlocutori privilegiati dei Governi occidentali. Diventa evidente che la lotta contro l’integralismo religioso può essere vinta soltanto con l’ap- porto che potrebbero dare i leader religiosi musulmani nei Paesi arabi e tutti i mezzi dovrebbero essere adottati dai Paesi inte- ressati per ottenerne l’adesione. Le varie iniziative pubbliche di dialogo intraprese dalle organizzazioni cristiane in Occidente possono dare il loro frutto soltanto se fosse- ro replicate nei Paesi islamici. E’ indispen- sabile che la strada del dialogo sia percorsa anche nei Paesi islamici, arabi e non arabi. Personalmente non credo alla definizione di “Islam moderato”. Esiste un solo Islam, applicato in misure così diverse a secondo dei governanti del momento e del potere in atto in un dato luogo; in nessun caso ri- sulta contenere gli ingredienti di quello che noi chiamiamo democrazia: libertà e ugua- glianza. In questo momento, non esistendo nei Paesi arabi la separazione tra stato e re- ligione, è soltanto il modo con il quale sono insegnate ed attuate le leggi islamiche, che differenzia l’Islam e che ci fa dare l’etichetta di Islam moderato. Un Islam che dovrebbe non discriminare i cittadini in base al loro credo religioso o al sesso, consentire la li- bertà di culto e di scelta religiosa, non vieta- re l’esercizio di alcune professioni a donne ed ai non musulmani; dove vigono libertà di pensiero, di scelta religiosa, di uguaglianza di diritti tra cittadini senza alcuna discrimi- nazione di sesso o di credo religioso. Gli aspetti sociali, religiosi e culturali della globalizzazione vanno gestiti in uguale mi- sura e, di pari passo, con gli aspetti econo- mici, per fare sì che i ponti che oggi posso- no unire fisicamente i popoli siano fattori di convivenza e non di divisione e di conflitti. Per gestire questi cambiamenti … necessa- rio che agiscano di concerto Nord e Sud, Oriente ed Occidente, e non lascino spazio a coloro che pretendono di detenere il mo- nopolio della Verità e di voler utilizzare la coercizione per imporre la loro Verità, crea- re dei ghetti, futuri centri di potere. DIALOGO SPIRITUALE Tenuto conto dell’importanza dell’elemento religioso, un ulteriore elemento di preven- zione del terrorismo consiste nello stabilire un dialogo tra i responsabili religiosi di tutte le principali religioni, con l’obiettivo di abbat- tere i muri della diffidenza e scoprire i valori comuni delle rispettive religioni, nel rispetto reciproco. Oggi … urgente offrire contenuti spirituali alla globalizzazione e, a questo sco- po, l’incontro tra Islam, Ebraismo e Cristia- nesimo, può essere prezioso e fecondo per la pace nel mondo. La presenza in Europa di arabi cristiani, con una tradizione di vita in comune con i musulmani, cittadini cristiani di Stati islamici, sono parte integrante del mon- do arabo; svolgono da sempre un ruolo di ponte tra le due rive del Mediterraneo. Oggi questo ruolo non è più limitato all’interno del mondo arabo musulmano, ma va esteso anche verso l’Occidente, per aiutarlo a com- prendere meglio l’Oriente, ancora una volta senza pregiudizi e senza idealismo ad aiutare il mondo arabo a comprendere l’Occidente. (G.S.E.) Pervenuto il 21 agosto 2004

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