DIALOGO ISLAMO CRISTIANO
98 Quando si parla di pace n l Corano ‚ necessa- rio tenere presente che il diritto musulmano rende in considerazione il mondo come divi- so in due parti: Dar al Islam o Dimora dell’I- slam (Paesi dove l’Islam ‚ predominante) e, in contrapposto, Dar el Harb o Dimora della Guerra, che r legge ‚ da conquistare a poco a poco e da assoggettare all’Islam. Ma vediamo come la massima autorità re- ligiosa del mondo arabo, la “Al-Azhar’s I la- mic Research Academy” (IRA), definisce la guerra o la pace. Segnalo quanto ha dichia- rato questa autorità il 10 marzo: “In base alla legge islamica, se il nemico mette piedi sulla terra dei musulmani, jihad diventa un dove- re religioso per ogni musulmano maschio o femmina”. La dichiarazione si ‚ appellata agli arabi e musulmani di tutto il mondo, di fare battaglia per difendere la loro terra, l’onore e la nazione. Poi, aggiunge: “E’ un obbligo religioso di aiutare il popolo iracheno contro l’aggressione facendo divieto ai Governi ara- bi o islamici di fornire assistenza alle forze straniere invasori dell’Iraq”. E: “la maggio- ranza della popolazione crede che l’obietti- vo principale dell’aggressione alla nazione araba ed a quelle islamiche ‚ la nostra fede, in quanto l’Islam ‚ percepito come l’ostacolo principale per impedire d’imbrigliare la na- zione araba”. Una dichiarazione percepita simile ad un ipotetico appello del Papa a tutti i cattolici per difendere la fede attraverso una Guerra giusta. L’appello alla guerra santa, Jihad, ‚ fatto dai leader religiosi nonostante che i Governi arabi non forniscano assisten- za militare all’Iraq. Al termine del summit tenutosi a Beirut nel gennaio del 2002 ed a cui hanno partecipa- to oltre 200 ulema sunniti e sciiti provenienti a 35 Paesi, il comunicato finale emesso di- chiarava: “A partire dalle loro responsabili- tà religiose, ed in nome di tutti i popoli, riti e Paesi della nazione islamica, le azioni di martirio dei mujàhidìn sono legittime e tro- vano fondamento nel Corano e nella tradi- zione del Profeta. Rappresentano anzi il martirio più sublime dato che i mujàhidìn le compiono con totale coscienza e libera de- cisione”. Questa visione non si limita peral- tro alla legittimazione delle azioni messe in atto dai kamikaze, ma investe anche il cam- po dell’educazione: molti libri che circolano nelle scuole della Palestina e nei quali viene insegnato ai giovani l’obbligo della Jihad in tutte le sue forme e si legittimano le gesta di coloro che vengono chiamati “martiri dell’I- slam”, spiegando che non vanno conside- rati come suicidi ma come eroi e che sono d stinati al Paradiso perchè hanno fatto una vera jihad. Insomma, non si sono comportati in maniera difforme dal Corano, ma si sono sacrificati per la causa islamica. In Palestina, dove la guerra ‚ una lotta per l’indipenden- za nazionale dei palestinesi dall’occupazione israeliana, i Paesi musulmani insistono sulla dimensione religiosa e la trasformano in una guerra di religione, in una Jihad per la libera- zione di quella terra. E’ un altro esempio dell’ambiguità di fondo a chi non riesce a distinguere la fede dalla politica. Prima di parlare di pace nel Corano vorrei fare un accenno alla Jihad, termine che ri- troviamo spesso nel Corano: guerra santa o lotta spirituale verso la pace nel cuore? La parola significa lo sforzo sul cammino di Dio per far prevalere i diritti di Dio sulla terra. La tradizione islamica distingue molti modi per esercitare questo sforzo, privilegiando l’uno o l’altro secondo le epoche. Il più co- mune‚ quello di diffondere l’Islam nel mondo intero; ha una vocazione universale. La dif- fusione avviene attraverso le prediche e le missioni. Quando un popolo si rifiuta bisogna far s… che si apra all’Islam. Occorre inoltre difendere i territori divenuti musulmani. Nei due casi la Jihad assume una forma militare di “guerra santa”. I giuristi ritengono che sia un obbligo comunitario sotto la responsabi-
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