R015 - COMMENTI FLASH / SERATA MILANO 2

30/11 – 2006

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Alcuni commenti flash sulla serata del 30 nov 2006 a Milano2:

In base alla mio vissuto vorrei portare delle correzioni ad alcune dichiarazioni fatte da chi è intervenuto insieme a Lei:

Infibulazione e pratiche simili:

Dovere religioso? Durante la conferenza ONU al Cairo sulla popolazione (1994) dietro le pressioni delle ONG i poteri Egiziani si sono pronunciati come segue:

Il mufti (Tantawi) tutt’ora in carica ha detto di no. Lo sheikh dell’Azhar ha detto che era un dovere religioso. Chi ha ragione? Quale è il dettame dell’islam? Il Governo l’ha poi proibito ma la pratica ha continuato specialmente nei circoli rurali. (la maggior parte dei ns immigrati provengono dalle campagne).

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R029 - ISLAM MODERATO?

Appunti 1998

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Il direttore di una pubblicazione saudita ha scritto recentemente: non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani; massacri contro bambini e civili perpetrati in nome di Dio (Allah) Clemente Misericordioso. Già nel 2002 i più noti leader religiosi musulmani giustificavano le azioni di martirio dei mujàhidìn trovandone il fondamento nel Corano e nella tradizione del profeta. Le vicende quotidiane della guerra in atto riportano sempre più che il controllo della popolazione, rimane da parte degli ulemas e degli immam delle moschee, tanto che sono diventati gli interlocutori privilegiati dei governi occidentali. Diventa evidente che la lotta contro l’integralismo religioso può essere vinta soltanto con l’apporto che potrebbero dare i leader religiosi musulmani nei paesi arabi, e tutti i mezzi dovrebbero essere adottati dai paesi interessati per ottenerne l’adesione. Le varie iniziative pubbliche di dialogo intraprese dalle organizzazioni cristiane in occidente possono dare il loro frutto soltanto se fossero replicate nei paesi islamici. E’ indispensabile che la strada del dialogo sia percorsa anche nei paesi islamici, arabi e non arabi.
Personalmente non credo alla definizione di “islam moderato”. Esiste un solo islam, applicato in misure così diversi a secondo dei governanti del momento e del potere in atto in un dato luogo; in nessun caso risulta contenere gli ingredienti di quello che noi chiamiamo democrazia: libertà e uguaglianza.

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R037 - VELO ISLAMICO

Fax – 24/02 – 2002

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A : Paolo Mieli
DA : G. Eid
Numero di pagine:1

OGGETTO: velo islamico

La sua conclusione, forzatamente sbrigativa, potrebbe sembrare disinformativa verso il largo pubblico che la stima.

L’Egitto, all’atto della acquisizione della sua indipendenza nel 1922, ha avuto eletto il primo parlamento della sua storia, e la signora Hoda Shaaraoui, prima donna ad entrare nel primo parlamento eletto, ha gettato in pubblico il “velo” che portava. ( sua nipote si trova a milano).
Agli occhi degli uomini questo velo significava sottomissione della donna, proprietà da nascondere agli occhi degli estranei, patrimonio assoggettato al marito, segno esterno della sua purezza di cuore, con l’ansia della separazione tra i sessi che può portare sino alla chiusura della donna.
Una prigionia creata da secoli di pressione sociale, di consuetudine che poco hanno a che vedere con i dettami del corano del VII secolo.

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R038 - INFIBULAZIONE …SI …NO

Riflessioni – 30/1/2004

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Emma Bonino sta facendo una rivoluzione silenziosa dal‘interno delle società arabe attraverso la donna, ma ha ragione soltanto a metà quando dichiara che alla Conferenza del Cairo si è tolto ogni alibi a coloro che giustificano la pratica a motivi religiosi. Nellea stessa Conferenza infatti, Gad El Hak l‘allora capo dell’Azhar, giustificava la pratica come un dovere religioso. Il fatto è che le voci siano tutt’ora discordanti: se ne deve tenere conto. Per tornare all’italia concordo che il nostro paese deve adottare comportamenti di forti principi senza lasciare spazio a compromessi e vie di uscita togliendo ogni credibilità ai valori a cui il paese ha aderito. Un azione parallella di convincimento va intrapresa verso i centri frequentati degli immigrati, compresi quelli religiosi: fare la differenza tra una richiesta per aderire ad un imperativo religioso, unanimamente riconosciuto come tale, e altre che riguardano usi e costumi prevalenti nel mondo islamico, e più precisamente quello arabo fonte principale dall’immigrazione musulmana. La convivenza va fondata su valori e certezze, e se nascondiamo i cardini della nostra cultura, verso quale integrazione potremo aspirare? E’ certamente necessaria una chiara volontà di accettare le regole da parte di chi arriva dall’estero, ma se la società ospitante non possiede un’idea chiara della sua identità non sarà capace di integrare, anzi, sarà spaventata dal nuovo nel quale vede una minaccia alla propria sicurezza.
A mio parere, solo se è garantito un “nucleo duro” iniziale, le comunità straniere possono amalgamarsi, integrarsi con gli elementi fondativi. C’è un’identità di fondo della quale non si può prescindere per progettare
nuove forme di società. Brava Emma Bonino alla quale auspico di trovare un supporto fattivo da parte sia dalla diplomazia Italiana che dalla Comunità Europea.

Giuseppe Samir Eid

Samir Eid Raccolte

Intendono fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio, gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei cristiani nel mondo islamico da cui proviene l’autore.La conoscenza dell’altro, delle diversità culturali e religiose sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul territorio.