COMUNITA’ – 06 – 2010
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Cristiani e musulmani a Milano: quale dialogo? Insieme a Cristianesimo ed Ebraismo è possibile condividere preziose risorse per costruire la cultura globale della Pace e della Fraternità.
Eventi recenti hanno messo in luce comportamenti originati dall’immigrazione araba, non riconducibili ad altre immigrazioni, che hanno, a dir poco, stupito la maggior parte degli italiani, comportamenti incomprensibili ma che hanno come origine la struttura sociale dei Paesi arabi. Infatti l’arabo, abituato a vivere in un ambiente monoculturale, è messo dal l’emigrazione globale a confronto con ambienti diversificati, è spaventato dall’apparente assenza di Dio, è spinto a rinchiudersi e i musulmani a rivolgersi verso i centri islamici che sono proliferati grazie al finanziamento dei Paesi arabi. L’Islam diventa cosi per molti giovani immigrati l’unico punto di riferimento chiaro sia a livello culturale che religioso. La religione musulmana, causa la frustrazione determinata dall’impatto con un tipo nuovo di mentalità, rappresenta una facile occasione di identificazione e di forte coesione.
Nonostante le frontiere nazionali, il concetto di intima (comunità dei musulmani) predomina nella filosofia musulmana: «una parola d’ordine lanciata da qualche voce autorevole al momento opportuno può compattare e ricondurre a unità serrata» (Card. Martini). In Italia manca una politica di acculi linimento che accompagni l’immigrato nel suo inserimento nella società, che accetti nuovi cittadini predisponendo una politica di integrazione adeguata. Per instaurare la convivenza con un dialogo fruttuoso bisogna conoscersi, e la conoscenza pane dalla verità e dal rispetto dell’altro. L’immigrato è anzitutto un uomo con la dignità che ne deriva: diritti, doveri… Questo è il punto di partenza per un piccolo contributo alla comprensione del mondo arabo, alla sua cultura ed alla pace nel Medio Oriente. Ho scelto di partire dai nodi invisibili alla maggior pane degli italiani, impedimenti alla convivenza, per arrivare al ruolo dei parrocchiani nel riavvicinamento delle famiglie musulmane con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo culturale della donna, i diritti umani, e combattere il fanatismo religioso. La relativamente recente corrente di pensiero proveniente dal regno Wahahita. finanziala dai petroldollari, si è imposta al potere degli Stati ambi e pretende di applicare alla lettera i dettami del Corano senza conte stualizzarne la lettura e la riflessione; riesce a coagulare ampi strati della popolazione che non è in grado di distinguete tra società cristiana e modernizzazione occidentale. L’Islam è percepito come occasione di riscatto e l’integralismo sfrutta l’ignoranza di questi strati sociali per i suoi obiettivi di conquista. Tutti gli Stati arabi, ad eccezione del Libano, hanno la sharia come unica fonte del loro ordinamento
giuridico. È una legge religiosa, che condiziona la vita del Paese, delle fami glie e delle persone, che viene applicata per la parte riguardante la famiglia, la donna, la libertà religiosa e le successioni. Legge che provoca pregiudizi e discriminazioni legali e sociali verso i cristiani autoctoni e tutti i non musulmani. Pregiudizi religiosi,
di usi e costumi, frustrazioni, arretratezze economiche, sentimenti di ostilità verso l’Occidente, uniti alla convinzione di esse re il popolo favorito da Dio, sono inevitabili componenti di una polveriera pronta a esplode re se non si interviene per tempo. Situazione che provoca l’emigrazione degli arabi cristiani verso Paesi più ospitali. Certo è che l’Europa ha interesse per un Medio Oriente stabile, ma un siffatto obiettivo è possibile promuovendo lo sviluppo tecnologico, garantendo il flusso del petrolio, mettendo freno all’emigrazione, creando un clima di fiducia tra le popolazioni e realizzando la sicurezza di Israele, del Libano, della Giordania e delle frontiere concordate e riconosciute. Il Medio Oriente è in fermento; le soluzioni sono nell’ordine: Pace. Prosperità e Democrazia. E noi cosa possiamo fare? Agire da catena dì trasmissione per influire sulle forze decisionali con la testimonianza, l’educazione, il rispetto dell’uomo che porta alla pace. Propongo come modello di favorire il ruolo dei musulmani in Europa per costruire i ponti per il rispetto reciproco tra musulmani, cristiani ed ebrei, senza dimenticare di divulgare loro i principi sui quali si basa il Cristianesimo. La devozione verso la vergine Maria è diffusa tra i musulmani: nello spirito di un dialogo spirituale tra due grandi religioni del mondo arabo il Parlamento libanese ha stabilito il 25 marzo come festività nazionale, giorno in cui la Chiesa cattolica commemora l’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria, punto di raccordo tra i due popoli. Una commemorazione auspicabile tra le comunità cristiane e musulmane. A differenza di coloro che vogliono ridurre l’Islam a un sistema politico invece di considerare la religione relazione della persona con Dio, sono convinto che l’Islam, inteso secondo la sua tradizione spirituale, può offrire preziose risorse da spendere e condividere per costruire, insieme a Cristianesimo ed Ebraismo, la cultura globale della Pace e della Fraternità. Infine, serve sensibilizzare i poteri politici verso il silenzio assordante nel quale sono avviate all’estinzione le Chiese Orientali sopravvissute nei Paesi arabi.
Giuseppe Samir Eid
Samir Eid Raccolte
Intendono fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio, gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei cristiani nel mondo islamico da cui proviene l’autore.La conoscenza dell’altro, delle diversità culturali e religiose sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul territorio.