DIALOGO ISLAMO CRISTIANO
241 scopo culturale e religioso. Ma la bibliote- ca viene di fatto gestita esclusivamente in chiave islamica cioè anticristiana, con libri e scritti pubblicati in arabo che inneggiano all'islam in aperta contrapposizione alla so- cietà nella quale dovrebbero integrarsi. Un'ospitalità, mal ricambiata e non com- presa nel suo scopo di servizio gratuito, provoca un atteggiamento di rifiuto o di so- spetto che non aiuta coloro che professano l'islam a inserirsi nella nostra società. Un fatto questo che ci è confermato anche da Tahar Ben Jalloun, uno dei maggiori scrit- tori del Marocco, che scrive: <<L'Europa è inquieta, inquieta per l'evoluzione delle tesi islamiche negli ambienti di quei lavoratori immigrati da molto tempo fra i suoi confini. Riconosce inoltre che spesso l'islam è utiliz- zato come ideologia politica e totalitaria da parte di una minoranza decisa a tutto pur di acquisire potere. Nel corso della storia sono frequenti gli esempi di gruppi estremisti che hanno optato per il linguaggio della strada, linguaggio spettacolare perché basato su una dimostrazione di forza e un appello alla violenza>>(3). A questo si aggiunga che i leader islamici considerano con favore l'emigrazione dei giovani in Occidente perché vedono questi giovani come pedine dell'espansione isla- mica in Europa, considerata terra di mis- sione. Infatti, attraverso la conclusione di matrimoni misti, cioè con donne cristiane che diventano (o sono costrette a diventa- re) musulmane, realizzano l'islamizzazione della famiglia europea. Eppure i centri islamici, oltre al compito re- ligioso, potrebbero svolgere un ruolo fon- damentale per migliorare l'integrazione nel paese di adozione a beneficio sia dell'immi- grato sia della società ospite. Tanto più che le convergenze tra islam e cristianesimo sono numerose, i seguaci delle due religioni credono nell'unico Dio, nella risurrezione, nel giudizio universale, nel paradiso e nell'inferno e il Corano non presenta alcuna giustificazione per l'ostilità e la violenza. E' utopia o speranza allora vedere centri religiosi, riuniti insieme in nome della fede, risolvere i problemi legati all'inserimento dell'immigrato nella società? PAROLE DEL CARDINALE MARTINI Sui problemi culturali creati dalla recente presenza di seguaci della fede musulmana nel nostro mondo occidentale, ha richiama- to l'attenzione anche l'arcivescovo di Mi- lano, cardinale Carlo Maria Martini, nell'o- melia <<Noi e l'islam>> tenuta il 6 dicembre 1990, nella festa di sant'Ambrogio, patrono di Milano. Si è trattato di un intervento che, oltre a guardare ai valori della fede islamica e dare precise indicazioni alle comunità cri- stiane per quel che riguarda l'accoglienza, non ha esitato a considerare con estremo realismo alcuni nodi problematici che oggi ostacolano un rapporto più fraterno con i musulmani. Sotto questo profilo, il cardinale Martini ha ricordato la situazione delle comunità cri- stiane nei paesi a maggioranza musulma- na, dicendo: <<Noi auspichiamo rapporti di uguaglianza e di fraternità e perciò insistia- mo e insisteremo perché a tali rapporti si conformi anche il diritto e il costume vigen- te nei paesi musulmani riguardo ai cristiani, perché si abbia una giusta reciprocità>>. Ha ricordato come la ricerca di un obiettivo comune di rispetto e di mutua accettazio- ne richieda che venga sfatato il pregiudizio, fortemente radicato nell'islam, secondo cui i non musulmani sarebbero di fatto non cre- denti. L'arcivescovo ha poi sottolineato la neces- sità di far comprendere alle comunità mu- sulmane che in Europa i rapporti tra stato e organizzazioni religiose sono profonda- mente diversi rispetto a quelli dei loro paesi di origine: <<Se le minoranze religiose han- no fra noi quelle libertà e diritti che spettano a tutti i cittadini, senza eccezione, non ci si può invece appellare, ad esempio, ai prin- cipi della legge islamica per esigere spazi e
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