DIALOGO ISLAMO CRISTIANO
97 IN NOME DI DIO: PACE O GUERRA? Realtà Nuova n° 5 settembre/ottobre-no- vembre/dicembre 2004 Tutti sappiamo che nella parola Islam vi ‚ la radice della parola pace e ricordiamo come Gesù ha presentato ai suoi la prima missione loro affidata: “In qualunque casa voi entriate dite innanzi tutto: pace in questa casa”. La parola pace nel Corano ‚ uno dei novantano- ve più bei nomi di Dio. Al salam aleikom, la pace sia con voi: wa aleikum el salam wa rahmat ilah wa bara- katu, e con voi sia la pace, la Misericordia di Dio e la sua benedizione, termine usato più volte nella giornata da qualunque arabo. Un augurio di pace che fa parte del ritmo quo- tidiano della vita del mondo arabo. Un Au- gurio obbligato nelle relazioni tra musulmani ma se viene e presso da un cristiano ad un musulmano, spesso non viene ricambiata la frase di pace per intero, dal musulmano al cristiano. Nel 1956 ero arruolato nella milizia egiziana per difendere il mio Paese contro l’aggres- sione tripartita anglo-franco-israeliana dopo la nazionalizzazione del Canale di Suez. Du- rante questa guerra abbiamo avuto il rimo martire per la patria: un cristiano egiziano si è lanciato con un piccolo sommergibile indi- viduale facendo saltare una nave. L’ha fatto p r spirito di patriottismo e non come martire di Dio, non usando il nome del Creatore per un atto di guerra. L’utilizzo della religione islamica per atti di guerra si ‚ esteso dopo l’avvento dei petro- dollari. La religione ‚ stata utilizzata come ba- luardo per frenare l’espansione del comuni- smo nei Paesi arabi. L’Arabia Saudita, molto arricchita dopo la crisi del petrolio del 1973, ha utilizzato gran parte delle sue risorse per espandere il suo Islam wahabita, il più rigido e fondamentalista. L’espansione a nome dell’Islam e dell’appli- cazione integrale della sharia, si ‚ fatta per primo nel mondo arabo, formando insegnan- ti di lingua araba e poi inviandoli in tutti i Pa- esi arabi ed islamici considerati tiepidamente islamici, poi ai milioni di emigrati che erano andati a lavorare nei Paesi del Golfo, poi suc- cessivamente al mondo intero, finanziando migliaia di moschee, centri di preghiere, uni- versità, propagando l’Islam wahabita. Oltre ad utilizzare tutti i mezzi a disposizione della moderna tecnologia, la propaganda ha inon- dato i mercati, anche quelli occidentali, di cassette e video con prediche che rasentano il vilipendio e, sempre in nome dell’Islam, in- coraggiando il disprezzo e la violenza contro i non musulmani. Sappiamo quanto pericolo- sa può essere la parola, può incendiare i cuo- ri e provocare più danni di una guerra con i cannoni. La predica violenta semina odio e può essere considerata un atto di guerra come al contrario può rasserenare i cuori e portare pace. Oggigiorno, dall’Arabia Saudi- ta vengono diffusi via internet le prediche dei leader religiosi arabi più influenti a disposizio- ne dei predicatori sparsi per il mondo che se ne possono se vi e per i loro sermoni. Quando parliamo della legge dell’Islam mi riferirò alla sharia, (termine che comprende il Corano e gli atti del Profeta Muhammad “Hadith”. Tra il secolo VII e il X gli uomini di legge danno al mondo musulmano un corpo legislativo che si richiama al Corano ed agli atti del Profeta. Dopo il secolo X i legislatori si limitano ad applicare i principi di una delle 4 scuole di appartenenza chiu- dendo così le porte dell’Igtihad, sforzo dot- trinale che completa la sharia e la dottrina si cristallizza).
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