Calendario 2009 Enec – 12-2009
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Il tempo Presente non è il primo nella storia durante il quale il mondo arabo occupa le Prime pagine dei giornali. La guerra nel Golfo ha soltanto accentuato una tensione che è culminata ora con una eruzione. Quello che è meno conosciuto è il fatto che in questo largo gruppo, che conta circa centocinquanta milioni di abitanti e che comprende tutto l’Est Mediterraneo ed, il Nord Africa, vivono gomito a gomito con i loro concittadini musulmani da 12 a 15 milioni di cristiani che negli anni hanno avuto un ruolo importante, nono-stante il loro Piccolo numero. E’ stato dopo la conquista arabo islamica che i cristiani di tutte le confessioni si sono messi a tradurre, dal greco e dal siriaco all’arabo, le opere letterarie e scientifiche dei loro predecessori. Sono stati essi ad introdurre gli invasori dal deserto alle discipline orientali (filosofia, matematica, astronomia, medicina e geografia) provocando cosi un rinascimento durato sino a tutto il Medio Evo, quando il mondo occidentale era ancora sommerso nel buio. A questo proposito è bene ricordarsi che Carlo Magno sgranava gli occhi davantiai regali inviatigli da Haroun el Rashid.
Il mondo occidentale non ha però tardato ad evolversi: una nuova ondata di cristiani, cercando rifugio in Occidente per fuggire invasioni e guerre incessanti,ha portato con sé i propri tesori culturalí e scientifici che sono stati i semi del rinascímento in Occidente.E’ stato infatti opera dei crístianí arabi e degli ebrei il grosso lavoro di traduzione che si è esteso dalla Spagna a tutta l’Europa. E fu attraverso queste traduzioni che san Tommaso scoprì la filosofia di Aristotele. C’è stato poi un terzo rinascìmento: quello della cosiddetta cultura araba, che languiva sotto il dominio turco e stava per estinguersi. Essa ha di nuovo preso vita per mano della minoranza cristiana, grazie in particolare alla scoperta della tipografia, da essi per primi introdotta nel Libano. Nel frattempo il vice re Mehemet Ali (il Kedive) aprì le porte dell’Effitto agli stranieri. Numerosi siro-libanesi accorsero là, distinguendosi particolarmente nel commercio e nel giornalismo sino alla ascesa al potere di Nasser. Vogliamo a questo proposito citare il primo giornale in lingua araba, «el ahram», fondato dal cristiano Bichara Takla. Sono queste le pagine dimenticate della storia degli arabi cristiani che vanno riportate in vita arrichite dall’esperienza personale. Ma questa testimonianza va oltre alla nota storica per confrontarsi con le discriminazioni in atto verso i non musulmaní nei paesi arabi, discríminazioni che continuano a provocare un esodo di notevoli proporzioni. L’immigrazione in un Occidente tollerante offre un terreno propizio alla possibilità di iniziare a colmare il fossato atavíco che divide uomini difede diversa ma credenti nello stesso Dio, l’unico Allah, padre di tutti gli uomini.
Ci auguriamo che la mutua conoscenza contribuisca a moltiplicare gli scambi culturali tra i popoli, fortificando in questo modo i legami di mutua assistenza e di amicizia fra le nazioni!
Patriarcati cristiani arabi:
La varietà nella Croce
I cristiani del Medio Oriente, copti in Egitto, maroniti in Libano, caldei in Irak, armeni in Turchia, melchiti o ortodossi in Siria, o ancora palestinesi di Betlemme, conoscono da più di mezzo secolo un esodo silenzioso cacciati dalle loro terre a causa della guerra e della pressione dell’Islam. Il numero dei cristiani emigrati è andato aumentando negli ultimi anni; quelli che rimangono nei Paesi arabi sono in continua diminuzione, soffrono del complesso del ghetto e vedono un futuro incerto. Al pari del resto della popolazione, i giovani, per la difficoltà di trovare un lavoro e per la crisi degli alloggi, preferiscono formare una famiglia e crearsi una nuova vita altrove, con la triste conseguenza di tornare al paese natale solo come turisti. Vi sono inoltre difficoltà e impedimenti di vario ordine che non consentono ai patriarchi orientali cattolici di seguire nella diaspora i fedeli del proprio rito. Perciò l’emigrazione dei cristiani può significare la condanna all’estinzione delle Chiese orientali. Una panoramica delle singole Chiese può rendere l’idea di quanto esile sia la presenza cristiana nel mondo arabo erede dell’impero ottomano.
Comunità dalle radici profonde
Le popolazioni che nei primi secoli del cristianesimo abitavano il Medio Oriente erano formate da comunità autoctone e da una forte componente ellenizzata. La grande importanza di queste comunità è confermata dal fatto che le Chiese orientali sono definite con il titolo di «apostoliche», perchè fondate dagli apostoli.
I primi concili ecumenici riconobbero l’esistenza di Chiese madri, presiedute da un patriarca, responsabili della propagazione della fede cristiana e della nascita di altre Chiese. L’istituzione patriarcale è comune sia all’Oriente sia all’Occidente e il vescovo di Roma, sede patriarcale dell’Occidente, erede dell’apostolo Pietro, è il patriarca d’Occidente riconosciuto come primate universale, primo fra i primi. Le altre sedi patriarcali sono in oriente, precisamente a: Costantinopoli, Alessandria d’Egitto, Antiochia e Gerusalemme, madre di tutte le Chiese e culla della cristianità.
Il cristianesimo ebbe un immediato e notevole sviluppo in tutto il Medio Oriente, tanto che il numero dei cristiani orientali era più numeroso rispetto a quello degli occidentali. L’Oriente cristiano, che nell’epoca patristica superava ed eclissava l’Occidente cristiano, ha subito una sistematica persecuzione, fisica o morale, e una progressiva emarginazione nelle aree di dominazione musulmana. A prescindere da coloro che negli ultimi anni sono stati costretti a emigrare, dando origine a una vera e propria diaspora, gli arabi cristiani rappresentano circa il 10% della popolazione del Medio Oriente.
Oltre le incomprensioni
Nonostante la grande eredità religiosa, la vita delle comunità cristiane del Medio Oriente è stata caratterizzata lungo i secoli da un costante stato di incomprensione. Un atteggiamento dovuto in parte al comportamento dei musulmani, che hanno spesso identificato la Chiesa orientale con i colonizzatori stranieri di queste aree.
La principale popolazione di rifugiati, nel Medio Oriente, non sono i palestinesi, vittime della prima guerra arabo-israeliana del 1948, nemmeno gli ebrei dei Paesi arabi e dell’Iran, costretti a un esodo simmetrico tra il 1945 e il 1979, ma i cristiani di cultura araba, aramaica, armena o greca. Quasi dieci milioni sono stati indotti dalla prima guerra mondiale a oggi ad abbandonare le proprie case o a emigrare.Ancora pia sorprendente: l’esodo dei cristiani si svolge sotto i nostri occhi nel secolo XXI, senza suscitare compassione o curiosità mediatica . Il caso più lampante è quello dei palestinesi cristiani di Cisgiordania: venti anni fa formavano il 15% della popolazione locale; dopo la costituzione di un potere palestinese autonomo, nel 1994, non sono più del 2 o 3%.Una situazione analoga si delinea in Egitto, dove la minoranza cristiana copta, ieri fiorente, si è un po’alla volta ridotta a emigrare.
La sfida dell’Islam radicale
I cristiani hanno potuto essere tollerati dai poteri musulmani in certe epoche e in certi luoghi. Quando le circostanze cambiano, questa tolleranza sparisce. La conquista araba e successivamente la conquista turca hanno messo in atto una identica strategia: qualche operazione militare decisiva permette ai musulmani di prendere il controllo politico di una provincia o di uno Stato: il nuovo potere provoca in seguito divisioni tra i cristiani; infine il regime della dhimma (protezione) impone un miscuglio di misure discriminatorie e di oppressione finanziaria e spinge un po’ alla volta i cristiani a convertirsi, anche intere famiglie o comunità. Così un Paese che era cristiano al 90%, si ritrova a ospitare una minoranza cristiana ridotta a uno statuto di secondo piano, costretta a emigrare.
In certi Paesi islamici il fenomeno si accelera con la crescita di movimenti integralisti o islamisti all’interno della società musulmana, che predicano una jihad permanente e l’esclusione totale dei non musulmani dalle zone di antica islamizzazione, come il mondo arabo.
In questo momento, non esistendo nei Paesi arabi la separazione tra Stato e religione, è soltanto la diversa applicazione delle leggi islamiche a differenziare l’Islam «radicale» o «integralista» da quello «moderato». Tutto ciò in un Islam che, costituzionalmente, dovrebbe consentire la libertà di culto e di scelta religiosa, non dovrebbe vietare l’esercizio di alcune professioni alle donne e ai non musulmani; un Islam dove dovrebbero vigere libertà di pensiero, di scelta religiosa, di uguaglianza di diritti tra i cittadini senza alcuna discriminazione di sesso o di credo.
Origini e configurazione attuale della Chiesa Orientale
Per dirimere le controversie teologiche furono convocati molti concili che furono influenzati dalla commistione tra i poteri imperiali e quelli religiosi dando così origine alla nascita di diverse Chiese che ricalcavano i confini delle diverse etnie di provenienza dei partecipanti.
Dal rifiuto di riconoscere Maria madre di Dio è sorta la Chiesa Nestoriana, detta anche assira (concilio di Efeso nel 431). Le Chiese copta e armena rifiutarono di riconoscere in Cristo le due nature affermavano cioè la presenza di una sola natura in Cristo, quella divina (concilio di Calcedonia nel 451). Da notare che negli ultimi anni furono diramate le principali questioni teologiche tra le varie chiese.
Nel 1054 lo scisma tra Roma e Costantinopoli crea una linea di demarcazione tra cattolici e ortodossi dai quali, negli ultimi tre secoli, si sono distaccati alcune chiese per riunirsi a Roma oppure al ramo protestante.
Un tratto caratteristico delle chiese è rappresentato dal rito che consiste nell’ordinamento della preghiera ufficiale e della liturgia elementi che rispecchiano l’identità dei fedeli.La funzione identitaria è importante nel contesto del Medio oriente caratterizzato da una pluralità di chiese.
Le chiese orientali che sussistono attualmente sotto la giurisdizione del rispettivo patriarca sono:
– greco-ortodossa (scisma del 1054)
– greco melkita cattolica
– copta ortodossa (istituita a seguito del concilio di Calcedonia nel 451)
– copta cattolica
– siro-ortodossa
– (siriaca) (Giacobita-istituita a seguito del concilio di Calcedonia nel 451)
– siro-cattolica
– armena apostolica (istituita a seguito del concilio di Calcedonia nel 451)
– assira d’oriente (Nestoriana-istituita a seguito del concilio di Efeso nel 431)
– caldea
– maronita
– latina
Ad eccezione della chiesa maronita, le chiese cattoliche orientali sono diramazioni da quelle ortodosse dopo aver riconosciuto il primato del Papa, Patriarca della sede di Roma.
Volendo raggruppare le chiese per antichi patriarcato di appartenenza, otteniamo lo schema seguente:
Patriarcato di Antiochia:
– chiesa greco-ortodossa
– chiesa greco-melkita cattolica
– chiesa siro-ortodossa
– chiesa siro-cattolica
– maronita
Patriarcato di Alessandria:
– chiesa copta-ortodossa
– chiesa copta-cattolica
– chiesa greco-ortodossa
Patriarcato di Gerusalemme:
– chiesa greco-ortodossa
– chiesa armena-apostolica
– chiesa latina
Patriarcato di Costantinopoli:
– chiesa greco-ortodossa
– chiesa armena apostolica
Fu in Antiochia che i discepoli di Gesù furono chiamati per la prima volta “cristiani”. In questa città risiedettero gli apostoli Pietro e Paolo. Da qui partirono i primi missionari che evangelizzarono Asia e Europa. Nella cosmopolita Antiochia i discepoli di Gesù trovarono l’ambiente ideale per la loro espansione. A metà del quarto secolo la città contava 100 mila fedeli (S. Giovanni Crisostomo, In S. Ignatium PG 50,591).
Chiesa Armena Apostolica
Origine: il cristianesimo fu introdotto in Armenia durante la predicazione di S.Gregorio l’illuminatore dal re Tiridate I che ne fece religione di stato nel 301, 12 anni prima dell’Editto di Costantino. La fede cristiana per gli armeni fu determinante per la definizione della loro identità nazionale e culturale, che si è consolidata nel IV secolo con l’acquisizione di un alfabeto proprio, creato dal monaco Mesrob Mashtotz. La chiesa armena non aderì alla dottrina cristologia affermata nel Concilio di Calcedonia (451) preferendo un formulazione cristologia di tradizione alessandrina che affermava, con Cirilo di Alessandria, la natura unica incarnata del verbo di Dio. Fu cosi ritenuta monofisita alle chiese calcedonesi.
La Chiesa Armena è costituita da quattro giurisdizioni autocefale che insieme costituiscono un’unica Chiesa.
Sede dei patriarcati:
1. Catholicosat dì Etchmiadzin (Repubblica Armena): riconosciuto come somma
autorità spirìtuale della chiesa armena, ha giurisdizione nella Repubblìca Armena, territori dell’ex-Unione Sovietica, Iraq, Egitto, Sudan, Etiopia, India e sulla quasi totalità della diaspora.
2. Catholicosat di Cilicia, con sede ad Antelias (Libano), ha giurisdizione in Libano, Siria, Cipro, Iran, Grecia e su parte della diaspora proveniente da questi paesi.
3. Patriarcato di Gerusalemme: responsabile per la chiesa armena dei luoghi santi di Gerusalemme; ha giurisdizione su Gerusalemme, territori palestinesi, Israele e Giordania.
4. Patriarcato di Istanbul: ha giurisdizione sulla Turchia.
Titolo patriarcale dei Catholicosat di Etchmiadzín: Catholicos di tuttì gli Armeni.
Liturgia: rito armeno in lingua armena classica.
Presenza in Medio Oriente: 350.000 (area araba); circa 540.000 (inclusi Turchia e Iran)..
Presenza nella diaspora: qualche milione, al di fuori della Repubblica Armena e del Medio Oriente diffusi prevalentemente in Europa, Stati Uniti, Canada, Sud America, Australia. Esiste un’organizzazione ecclesiastica capillare nella diaspora, con diocesi e parrocchie. I Catholicosat di Etchnizin e di Cilicìa hanno giurisdizioni separate in Nord America.
Chiesa Assira d’Oriente (Nestoriana)
origine: dopo il Concilio di Efeso (431) conservò la formulazione dei dogma cristologico proposta da Origene: conservò la formulazione dei dogma cristologico proposta da Nestorio, condannato da quel concilio, e fu per questo considerata nestoriana dalle altre chiese. Diffusa originariamente in Mesopotamia e in Persia, la chiesa assira conobbe nel Medioevo una grande espansione missionaria, raggiungendo l’india e la Cina. Con l’invasione araba iniziò un periodo di progressivo declino, ma fu l’invasione mongola di Tamerlano del secolo XIV ad annientare questa chiesa, riducendola a poche comunità presenti in Iraq, in Siria e nella Turchia orientale. Dopo le repressioni subite in Iraq nel 1933 gran parte dei cristiani assiri è emigrata negli Stati Uniti, dove si è stabilito anche il patriarca.
La chiesa assira è tuttora presente con piccole comunità anche in India, ultimo retaggio della sua diffusione in Asia nell’epoca medievale: attualmente conta nei Kerala, a Trichur, circa 15.000 fedeli.
Nel 1994 il patriarca assiro residente in Illinois ha sottoscritto con il romano pontefice della chiesa cattolica una dichiarazione di fede cristologica comune.
La chiesa assira è tuttora presente con piccole comunità anche in India, ultimo retaggio della sua diffusione in Asia nell’epoca medievale: attualmente conta nei Kerala, a Trichur, circa 15.000 fedeli.
Nel 1994 il patriarca assiro residente in Illinois ha sottoscritto con il romano pontefice della chiesa cattolica una dichiarazione di fede cristologica comune.
Sede dei patriarcati: a partire dal 1968 all’interno della chiesa assira si è verificato uno scisma che ha dato origine a due patriarcati: uno con sede a Morton Grove (Illinois, USA), in successione con la li nea patriarcale precedente, l’altro con sede a Baghdad; lo scisma è attualmente in corso di compozione in favore del catholicos residente negli Stati Uniti, che rappresenta la successione legittima. Titolo patriarcale: Catholicos della Chiesa di Oriente.
Liturgia: rito siro-orientale, detto anche persiano o caldeo, in siriaco.
Presenza in Medio Oriente: 110.300 (area araba); circa 122. 000 (inclusi Turchia e Iran).
Presenza nella diaspora: circa 130.000 prevalentemente negli Stati Uniti, Canada, Australia. Esiste un’organizzazione ecclesiastica nella diaspora sotto la giurisdizione del patriarcato assiro con sede in Illinois.
Chiesa Caldea
Origine: nel 1552 per distacco dalla chiesa assira di Oriente: un gruppo di vescovi si oppose alla nomina per successione ereditaria del patriarca, chiedendo nel contempo l’unione con la chiesa di Roma; nel 1553 papa Giulio III consacrò vescovo l’abate eletto e lo proclamò patriarca di tutti i caldei.
Sede del Patriarcato:Baghdad (Iraq).
Titolo patriarcale., Patriarca di Babilonia dei Caldei.
Liturgia: rito siro-orientale, detto anche persiano o caldeo, in siriaco e in arabo.
Presenza in Medio Oriente: da 402.400 (R Fargues) a circa 525.000 (stime ecclesiastiche locali) nell’area araba; circa 3000 in Turchia, 10.000 in Iran. Non tiene conto dell’emigrazione a seguito dell’ultima guerra in Iraq.
Presenza nella diaspora: circa 120.000 prevalentemente in Francia, paesi dei Nord Europa, Stati Uniti e Australia. Esiste un’incipiente organizzazione ecclesiastica nella diaspora, con una diocesi caldea negli Stati Uniti e parrocchie negli altri stati.
Chiesa Copta ortodossa
Origine: La Chiesa Copta fu fondata in Egitto nel I secolo d.C. dalle prediche dell’apostolo Marco, che scrisse il secondo Vangelo nel primo secolo d.C., e che portò il cristianesimo in Egitto, al tempo dell’imperatore Nerone. È una delle chiese ortodosse d’oriente. I primi monaci copti vissero in Egitto durante il IV secolo, molti di loro morirono come martiri. Durante il IV e V secolo la Chiesa Copta si separò da quella greca a causa di una disputa riguardante la natura di Cristo; non aderì al Concilio di Calcedonia (451) preferendo una formulazione cristologia di tradizione alessandrina che affermava, al seguito del patriarca Cirillo di Alessandria, la natura unica incarnata del Verbo di Dio. Fu considerata monofisita sino al 1973 anno della sottoscrizione di un documento di fede cristologico comune con il patriarcato di Roma (il papa PaoloVI).
Sede del Patriarcato: Il Cairo.
Titolo patriarcale: Patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa chiamato anche papa. La Chiesa Copta ha il proprio papa, Shenuda III, ed è il patriarca numero 117 dalla predicazione di San Marco. Liturgia: rito alessandrino in arabo e in copto.
Fedeli: 8.000.000 in grandissima maggioranza in Egitto.
La chiesa copta ortodossa è concentrata in Egitto ed Etiopia. In Egitto questa comunità rappresenta la più forte concentrazione cristiana di tutto il Medio Oriente. Non vanno però dimenticati anche i circa 18 milioni di copti dell’Etiopia, che mantengono uno stretto legame religioso con quelli egiziani.
I copti sono presenti in Egitto in maniera capillare in tutti i villaggi, anche nei più poveri. Si tratta di comunità che sono spesso dimenticate e abbandonate a se stesse: l’unico segno della fede cristiana ereditata dai propri padri è spesso un tatuaggio a forma di croce. Si tratta quindi di un legame con la Chiesa estremamente fragile e perciò non duraturo. Le conversioni all’islam sono pertanto frequenti sia a causa dei matrimoni sia per sfuggire alle discriminazioni. Le comunità copte tendono in genere a evitare di essere troppo visibili, fatto questo che ne ha facilitato molto la sopravvivenza nei secoli: dove infatti nel Medio Oriente la presenza dei cristiani è stata più esuberante, le vessazioni sono state maggiori. Con l’aumento dell´attività dei fondamentalisti islamici dalla fine degli anni ’70 le condizioni di vita dei copti in Egitto sono peggiorate. Tra il 1981 e 1985 il papa Shenuda III fu tenuto agli arresti domiciliari in un monastero nel deserto.
Diaspora: circa cinquecentomila; Negli ultimi 30 anni molti sono emigrati nelle americhe e in parte in Europa a seguito alle discriminazioni messe in atto dalle autorità accompagnati da eccidi rimasti impuniti. Una sede episcopale è stata creata alle porte di Milano.
Chiesa copta cattolica
Distaccatosi da quella ortodossa nel 18° secolo è retta da un patriarcato sin dal 19° secolo.
Sede del Patriarcato: Il Cairo.
Titolo patriarcale: Patriarca di Alessandria dei copti.
Liturgia: rito alessandrino in arabo e in copto.
Fedeli: circa trecentomila con alcuni in diaspora nella quale le parrocchie copto-cattoliche sono sotto la giurisdzione degli ordinari latini.
Il Natale è celebrato il 7 gennaio invece del 25 dicembre.
Chiesa Greco-ortodossa in Medio oriente
L’ortodossia è una delle tre maggiori branche del cristianesimo. La storia della Chiesa cristiana ha inizio con la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli a Gerusalemme durante la festa della Pentecoste. Le chiese ortodosse delle varie nazioni sono autocefale, cioè si governano autonomamente riconoscendo però un primato d’onore al Patriarca di Costantinopoli. I capi delle chiese autocefale possono essere chiamati patriarca, metropolitano, o arcivescovo. Questi prelati sono presidenti dei sinodi, che, in ogni chiesa, costituiscono la più alta autorità canonica, dottrinale ed amministrativa. Nei Concili del quarto secolo del cristianesimo le città di Gerusalemme, Antiochia ed Alessandria d’Egitto furono elevate a sedi di patriarcati. Fra le varie chiese ortodosse cé un ordine di precedenza, che è determinata da storia piuttosto che da presenza numerica attuale. L’Ortodossia ha sempre assegnato grande importanza al posto dei Concili nella vita della Chiesa. La sua origine data dal Concilio di Calcedonia (451) che accetta la definizione cristologia delle due nature in Cristo a differenza di quanti la rifiutarono; alcune chiese arabe si staccarano dall’autorità del patriarca greco formando chiese indipendenti locali.
La separazione tra ortodossi e cattolici è avvenuta nel 1054, in maniera ufficiale, con le reciproche scomuniche. Solo nel 1967 sono state abolite in un incontro fra il papa Paolo VI e il patriarca di Costantinopoli Atenagora.
Sede dei Patriarcati:
Alessandria: Patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa, di lingua greca, con giurisdizione sull’Egitto e sui paesi africani,.
Damasco: Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, di lingua araba, con giurisdizione su Libano, Siria, Iraq,Iran e su parte della propria diaspora.
Gerusalemme: Patriarca di Gerusalemme, di lingua greca, con responsabilità di custodia per i luoghi santi della chiesa greco-ortodossa con giurisdizione su Gerusalemme, territori palestinesi, Israele e Giordania. Istanbul: Patriarca di Costantipoli con giurisdizione sulla Turchia, su alcune ridotte aree della grecia e su gran parte della diaspora greco-ortodossa mondiale.
Liturgia:
Quale residuo della storia, ad eccezione del patriarcato di Damasco, le altre sedi sono occupate da vescovi e parte del clero di lingua greca nonostante i fedeli siano arabi. Fedeli in medio oriente: circa un milione.
Diaspora: circa 400.000 greco-ortodossi arabi sotto la giurisdizione del patriarca arabo di Antiochia.
Chiesa Greco-Melkita-Cattolica
distaccatosi da quella ortodossa nel 17° secolo (anche se non cera stata nessuna rottura ufficiale nel passato con la chiesa di Roma) è retta da un patriarcato sin dal 1724 reiterando il suo riconoscimento del primato del Papa, Patriarca di Roma. La ragione profonda del distacco era di voler proteggere l’eredità cristiana araba di fronte alle pressioni del Califfo ottomano e poter migliorare la formazione del clero arabo a contatto con l’arrivo dei missionari latini. Durante la dominazione ottomana, il sultano aveva delegato al patriarca greco di Costantinopoli l’autorità su tutto la cristianità orientale a maggioranza araba causando vessazioni e scontento tra i fedeli arabi. Nonostante l’ellenizzazione dei patriarcati di Gerusalemme e di Alessandria, il clero del patriarcato di Antiochia riuscì a mantenere l’arabo come lingua liturgica delle funzioni religiose e non ha mai aderito allo scisma d’Oriente. La chiesa melkita segue la liturgia, teologia e spiritualità bizantina che rappresenta la tradizione del Medio Oriente.
Sede del Patriarcato: Damasco.
Titolo patriarcale: Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, di Gerusalemme e di Alessandria.
Liturgia: rito bizantino in arabo.
Fedeli: circa 1.200.000 sparsi per tutto il medio oriente con forte concentrazione in Siria e Libano, piccole ma influente minoranze nel resto del mondo arabo e una diaspora per il 50%in Europa, nelle Americhe e in Australia. Esiste un’organizzazione ecclesiastica melkita nella diaspora con diocesi e parrocchie.
La Chiesa melkita si è sempre fatta paladino per creare un ponte tra oriente e occidente prima passo verso l’unione tra i fedeli arabi, ortodossi e cattolici, ciascuno mantenendo la sua autonomia.
http://www.melkite.org/Melkite.htm
http://www.mliles.com/melkite/history.shtmlater History
http://www.opuslibani.org.lb/eglise/0CONOSCERSI PER CONVIVERE E COSTRUIRE LA PACE/histoire.html
Chiesa Maronita:
Origine: nel IV secolo si raccolse intorno a San Marone un gruppo di discepoli, i quali successivamente fondarono un monastero tra Antiochia e Aleppo; il monastero, pur essendo all’interno del patriarcato di Antiochia sviluppo tradizioni proprie, e nel V secolo fu strenuo assertore della cristologia calcedonese come lo furono i melkiti. Per sottrarsi alle persecuzioni delle chiese contrarie alla dottrina calcedonese, due nature in Cristo, e successivamente agli invasori musulmani, si ritirarono nel VII secolo sulle montagne del Libano. I suoi monti, noti già nell’antichità per le pregiate foreste, si rivelarono un sicuro rifugio per le minoranze etniche e religiose fin dagli anni immediatamente successivi alla conquista araba della Siria. A partire da questo periodo di isolamento si configurarono come chiesa autonoma:iniziarono a eleggere il proprio vescovo. Nel 1182, in occasione di rinnovati contatti con i cattolici latini nel periodo crociato, i maroniti confermarono la loro unione con la chiesa di Roma, affermando di non aver mai receduto dalla comunione con essa. E una chiesa cattolica orientale che non nasce dal distacco da una chiesa ortodossa.
Sede del patriarcato:Bkérké (libano).
Titolo patriarcale: Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente dei Maroniti.
Liturgia: rito antiocheno in siriano e in arabo.
Presenza in Medio Oriente: circa 800.000 concentrati nel Libano. L’ordinamento costituzionale del la repubblica libanese prevede che la carica del presidente sia riservata ad un cristiano-maronita.
Diaspora: circa 3 milioni nelle Americhe, Australia e Europa. Esiste un’organizzazione ecclesiastica nella diaspora con diocesi e parrocchie.
LA CHIESA SIRIACA (giacobita) DI ANTIOCHIA
Chiesa siro-ortodossa:
La Siria fu il campo di battaglia delle controversie cristologiche, origine della divisione religiosa in Oriente. Infatti nel 451 il concilio ecumenico di Calcedonia condannò il monofisismo (il Cristo avrebbe una sola natura) e proclamò la dottrina ufficiale e l’umana, in una sola persona. La maggior parte della popolazione siriana non accettò le decisioni conciliari, preferendo una formulazione cristologia di tradizione alessandrina che affermava, con Cirillo di Alessandria, la natura unica incarnata del verbo di Dio, più per fraintendimento di parole che per divergenze teologiche, e si separò dalla Chiesa di Costantinopoli. Essi furono così considerati monofisiti dalle chiese calcedone-Ortodossa e furono denominati chiesa giacobita. La Chiesa giacobita ha conosciuto una straordinaria fioritura monastica nei primi secoli.
Dopo una discreta espansione in Oriente, la chiesa gíacobita fu colpita duramente dall’invasione mongola di Tamerlano nel secolo XIV, e la sua maggìore presenza si è concentrata nell’area di Origine mediorientale.
A partire dal secolo XVII, la chiesa siro-ortodossa malankarese, presente oggi in India con oltre un milione di fedeli, dipende dal patriarca siro-ortodosso. Nel 1984 il patriarca ha sottoscritto con il romano Pontefice della chiesa cattolica un documento in cui si afferma la fede cristologia comune, si ammettono i fedeli alla reciproca comunione sacramentale e si consente la formaziorl reciproca dei candidati al sacerdozio. I vescovi sono eletti tra i monaci. Gli uni e gli altri sono celibi, non così il clero rurale
Sede del patriarcato:Damasco .
Titolo patriarcale: Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente. La Chiesa siriaca, come tutte le Chiese orientali, è di struttura patriarcale. Il suo capo si presenta come “Patriarca d’Antiochia e di tutto l’Oriente”. Si considera l’erede diretto e legittimo della primitiva Chiesa apostolica d’Antiochia, retta dal primo vescovo-martire S. Ignazio.
Liturgia: rito antiocheno in siriaco
Presenza in Medio Oriente.- circa 150.000
Presenza nella Diaspora: circa 150.000, prevalentemente in Europa Settentrionale Stati Uniti e Canada, Australia. Esiste un’organizzazione ecclesiastica nella diaspora, con diocesi e Parrocchie.
Chiesa siro-cattolica
distaccatosi da quella ortodossa nel 17° secolo è retta da un patriarcato sin dal 1724 accettando il primato del vescovo di Roma, mantenendo liturgia e tradizioni originali tramandati nei secoli.
Sede del patriarcato: Beirut .
Titolo patriarcale: Patriarca di Antochia e dei Siri
Liturgia: rito antiocheno in siriano e arabo
Presenza in Medio Oriente.- circa 100.000
Presenza nella Diaspora: alcune migliaia, prevalentemente in Europa Settentrionale, Stati Uniti e Australia.
Esistono soltanto parrocchie e cappellanie sotto la giurisdizione degli ordinari latini.
Chiesa Latina in Medio Oriente:
Origine: dopo un’iniziale diffusione nel secolo XI I in occasione delle Crociate e dei Regni Latini, la chiesa cattolica latina ha avuto nuova espansione in Medio Oriente nel secolo XIX tramite l’opera di missionari presso le comunità cristiane orientali. Nel 1847 fu restaurato il patriarcato latino di Geru salemme con la nomina dei nuovo patriarca, che ha giurisdizione sui fedeli latini della sua diocesi comprendente Giordania, Palestina, Israele e Cipro. Gli altri cattolici latini del Medio Oriente dipendono dai rispettivi vicari apostolici.
Sede del Patriarcato: Gerusalemme.
Titolo patriarcale: Patriarca di Gerusalemme dei Latini
Liturgia: rito latino in latino e in arabo.
Presenza in Medio Oriente arabo: 86.300 (di cui circa 63.300 sotto la giurisdizione dei patriarca di Gerusalemme).
Chiese Protestanti in Medio Oriente
Origine, le chiese e le varie denominazioni protestanti si sono diffuse in Medio Oriente a partire dal secolo XIX tramite l’opera di missionari europei e americani presso le comunità cristiane orientali. Attualmente sono presenti nel Medio Oriente arabo circa undici diverse denominazioni protestanti che fanno parte dei Consiglio delle Chiese dei Medio Oriente: si tratta delle chiese episcopali evangeliche, della chiesa luterana, della chiesa presbiteriana e di cinque altre diverse chiese evangeliche cui l’Unione nazionale evangelica dei Libano e l’Unione delle chiese armene evangeliche del Medio Oriente.
Alle chiese costituite si devono aggiungere i nuovi movimenti di matrice evangelica.
Le chiese protestanti hanno in corso dialoghi ecumenici sia con la chiesa cattolica sia con le altre chiese orientali calcedonesi e non calcedonesi.Nonostante il numero esiguo dei fedeli sono molto attivi nella vita pubblica.
Liturgia: secondo le rispettive tradizioni liturgiche riformate.
Presenza in Medio Oriente arabo
Giuseppe Samir Eid
Samir Eid Raccolte
Intendono fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio, gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei cristiani nel mondo islamico da cui proviene l’autore.La conoscenza dell’altro, delle diversità culturali e religiose sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul territorio.