Riflessioni – 30/1/2004
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Emma Bonino sta facendo una rivoluzione silenziosa dal‘interno delle società arabe attraverso la donna, ma ha ragione soltanto a metà quando dichiara che alla Conferenza del Cairo si è tolto ogni alibi a coloro che giustificano la pratica a motivi religiosi. Nellea stessa Conferenza infatti, Gad El Hak l‘allora capo dell’Azhar, giustificava la pratica come un dovere religioso. Il fatto è che le voci siano tutt’ora discordanti: se ne deve tenere conto. Per tornare all’italia concordo che il nostro paese deve adottare comportamenti di forti principi senza lasciare spazio a compromessi e vie di uscita togliendo ogni credibilità ai valori a cui il paese ha aderito. Un azione parallella di convincimento va intrapresa verso i centri frequentati degli immigrati, compresi quelli religiosi: fare la differenza tra una richiesta per aderire ad un imperativo religioso, unanimamente riconosciuto come tale, e altre che riguardano usi e costumi prevalenti nel mondo islamico, e più precisamente quello arabo fonte principale dall’immigrazione musulmana. La convivenza va fondata su valori e certezze, e se nascondiamo i cardini della nostra cultura, verso quale integrazione potremo aspirare? E’ certamente necessaria una chiara volontà di accettare le regole da parte di chi arriva dall’estero, ma se la società ospitante non possiede un’idea chiara della sua identità non sarà capace di integrare, anzi, sarà spaventata dal nuovo nel quale vede una minaccia alla propria sicurezza.
A mio parere, solo se è garantito un “nucleo duro” iniziale, le comunità straniere possono amalgamarsi, integrarsi con gli elementi fondativi. C’è un’identità di fondo della quale non si può prescindere per progettare
nuove forme di società. Brava Emma Bonino alla quale auspico di trovare un supporto fattivo da parte sia dalla diplomazia Italiana che dalla Comunità Europea.
Giuseppe Samir Eid
Samir Eid Raccolte
Intendono fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio, gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei cristiani nel mondo islamico da cui proviene l’autore.La conoscenza dell’altro, delle diversità culturali e religiose sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul territorio.